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Anelli, subito il bando per la formazione in medicina generale

Medicina Generale Redazione DottNet | 20/04/2021 11:31

Oggi si registrano carenze lungo tutto il Paese, dalla Lombardia alla Campania, dal Lazio alla Sicilia

Indire, senza altri indugi, il nuovo bando di concorso per l’accesso al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale: quello relativo al triennio 2021-2024. A chiederlo è il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli.

“Finalmente, dopo tanti ritardi e rinvii, il 28 aprile si svolgerà il concorso per l’accesso al corso dello scorso anno – spiega -. Il corso partirà dunque a metà di quest’anno, ben oltre i termini. E già così siamo di molto indietro sulla tabella di marcia”. “Ora, inoltre, siamo fortemente preoccupati per la mancata pubblicazione del bando di concorso per il triennio 2021-2024, prevista alla fine di febbraio 2021 e non ancora avvenuta – avverte -. Questo comporterà l’ennesimo ritardo nella formazione dei medici di medicina generale. E ciò proprio negli anni della cosiddetta ‘gobba pensionistica’, in cui maggiore sarebbe la necessità di ricambio generazionale”.

“Tanti italiani rischiano, così, di rimanere senza medico di famiglia; tante zone d’Italia, soprattutto quelle più disagiate, corrono il pericolo di restare “scoperte” dal punto di vista dell’assistenza – continua -.

 Anzi, già oggi si registrano carenze: e si registrano lungo tutto il Paese, dalla Lombardia alla Campania, dal Lazio alla Sicilia. E invece di adoperarsi per colmare questi gap, annunciati già da anni, cosa si fa? Si ritardano i bandi, si fa slittare l’inizio dei corsi, con conseguenti disagi e difficoltà organizzative”. "Cui prodest? – si domanda Anelli -. Comprendiamo il contesto pandemico, ma questi inceppi burocratici, uniti a uno stanziamento insufficiente di borse, si rilevano già da un decennio. Diamo atto ai Ministri Lorenzin, Grillo e Speranza di essersi battuti per aumentare il numero di borse, che, dal 2018 in poi, si mantiene intorno alle 2000 per triennio. Ora, però, il loro impegno rischia di essere vanificato da questi continui slittamenti e intoppi, che tengono fermi in panchina migliaia di giovani medici, già laureati e abilitati e pronti a formarsi per diventare medici di medicina generale”.


“Allora ci chiediamo se, dietro a tutto questo, non ci siano progetti volti a sostituire i medici di medicina generale con figure meno formate e a costo più basso; e a rimpiazzare gli attuali modelli assistenziali con organizzazioni alternative, dando magari spazio al capitale e alle leggi del mercato – dichiara -. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a queste politiche di chiaro stampo aziendalistico, che baratterebbero, ancora una volta, un risparmio immediato per le casse pubbliche, o un guadagno per alcune lobby private, con un modello di assistenza in grado di regalare anni in buona salute ai cittadini”.

“È provato, infatti, che l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e continuativo con il medico, quale è quello che si attua con il modello italiano, basato sulla libera scelta del cittadino e sulla capillarità degli studi, ha come esito un abbattimento della morbilità e della mortalità – spiega-. E non siamo noi a dirlo, ma lavori scientifici quale quello pubblicato un paio di anni fa sul British Medical Journal, o istituzioni del calibro dell’Organizzazione mondiale della Sanità”.

“È indubbio che la medicina del territorio vada riformata, ma nel senso di un potenziamento, non certo del contrario – afferma ancora Anelli -. Va introdotto e incentivato il lavoro in equipe, con strumentazioni, organizzazioni, luoghi di lavoro adeguati. Ma non va certo ‘buttato via il bambino con l’acqua sporca’: vanno salvaguardati quei plus – la libera scelta, la prossimità, la continuità del rapporto – che rendono il ‘modello italiano’ tra i primi al mondo per risultati in termini di salute”. “In un contesto nel quale la pandemia di Covid si è sovrapposta a uno scenario di aumento dell’età media – segno, tra l’altro, dell’efficacia del sistema di cure - e delle correlate patologie cronico-degenerative, occorre un ruolo da protagonista per la medicina del territorio – conclude Anelli -. E tale ruolo non può prescindere dalla formazione, che deve essere equiparata, pur mantenendo la sua specificità di metodi e obiettivi, a quella specialistica”.

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