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La variante indiana del Covid preoccupa: vaccini forse meno efficaci

Infettivologia Redazione DottNet | 25/04/2021 20:48

Ciccozzi: Sembrerebbe calare leggermente la risposta degli anticorpi neutralizzanti stimolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti T. Bassetti: I vaccini coprono tutte le varianti e non c'è un solo caso in cui sia dimostrato che il vaccino non h

Ciccozzi: Sembrerebbe calare leggermente la risposta degli anticorpi neutralizzanti stimolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti T. Bassetti: I vaccini coprono tutte le varianti e non c'è un solo caso in cui sia dimostrato che il vaccino non ha funzionato su una di esse

Adesso è la variante indiana a far paura. Tanto che il ministro Speranza ha "firmato una nuova ordinanza che vieta l'ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all'arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione". Secondo gli esperti per il momento non è il caso di creare allarmisimi: al momento non ci sono evidenze che sia più infettiva o capace di sfuggire ai vaccini. Ciò che sta accadendo in India è dovuto all'impossibilità di varare misure di contentimento come in Europa. Secondo Massimo Ciccozzi, ordinario di statistica medica ed epidemiologia molecolare al Campus Bio-Medico di Roma, la maggiore trasmissibilità potrebbe essere confermata "dal veloce aumento di casi in India, mentre è per ora contenuta la sua presenza in Europa. Si sta valutando anche la risposta ai vaccini. Dai primi dati, emergerebbe una lieve minore efficacia dei vaccini disponibili su questa variante. Sembrerebbe calare leggermente la risposta degli anticorpi neutralizzanti stimolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti T. Questa comunque è una buona notizia perché indicherebbe una certa efficacia dei vaccini in uso". Registrati in India un milione di contagi in appena tre giorni: la variante indiana si è sviluppata da una tripla mutazione, ovvero tre diversi ceppi del coronavirus si sono combinati per formare una nuova variante, e sembrerebbe più facilmente trasmissibile.

Tra i primi ad averla "importata" sono stati gli svizzeri, come riferisce l’autorità sanitaria pubblica. "Il primo caso della variante indiana del Covid-19 è stato scoperto in Svizzera", si legge in un tweet dell'Ufficio federale della sanità pubblica, aggiungendo che la variante del virus è stata trovata in una persona in transito in uno degli aeroporti del Paese elvetico. Una notizia che mette in allarme anche il resto d’Europa e l’Italia. E dell’importanza di isolare questa variante del Coronavirus ne ha parlato il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco (nella foto). La variante indiana di Sars-Cov-2 richiede "massima attenzione e una capacità di individuarla per capire e approfondire le caratteristiche che presenta, cioè quanto può essere più contagiosa e se scappa un po' dai vaccini". "Purtroppo – ha spiegato Pregliasco – le varianti ci terranno compagnia anche più avanti, soprattutto quando il virus si troverà in difficoltà con le vaccinazioni, continuando per questo a sperimentare mutazioni. E per questo bisognerà fare richiami con vaccini aggiornati in base alle varianti”. Non è sconvolgente che ci siano varianti anche secondo Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano e docente dell'università Vita-Salute: a suo parere una buona notizia per noi è che i vaccini anti-Covid si possono modificare come si fa col virus dell’influenza.

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“Bisogna finirla di fare la rincorsa alle varianti, e bisogna finirla con questa comunicazione terroristica. Le varianti ci saranno sempre, e più le cerchi e più le trovi: probabilmente ce n'è una in ogni Paese, e forse addirittura una in ogni città perché il virus muta, cambia. Non è altro che la sua evoluzione naturale. E' giusto monitorare, e fare molta attenzione e questo lo lasciamo fare agli esperti nei laboratori, ma le varianti non possono diventare chiacchiere da bar o discorsi da social”. Non ha dubbi Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, sentito dall'Adnkronos Salute, dopo che oggi in anche in Svizzera è stato segnalato un caso di variante indiana. In Italia il primo è stato scoperto lo scorso 10 marzo a Firenze. "Fare terrorismo sulle varianti - sostiene Bassetti - può solo fa insorgere dubbi tra la gente che può pensare che a causa delle varianti, l'indiana adesso ma tutte le altre, i vaccini non funzionino. E ciò rappresenta un danno in questo momento di campagna vaccinale. Al momento - ricorda - sappiamo che i vaccini coprono tutte le varianti e non c'è un solo caso in cui sia dimostrato che il vaccino non ha funzionato su una variante". Dunque "per chi fa l'infettivologo da anni come non è una sorpresa sapere che un virus muta e cambia, così come fanno i batteri, i funghi o i protozoi. Basti pensare che il virus dell'influenza cambia ogni anno, e all'interno dell'anno anche più volte, ma perché questo non desta allarme?", chiede Bassetti, invitando nuovamente a “non fare varian-terrorismo”.

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