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Variante Delta: i rischi in Italia

Infettivologia Redazione DottNet | 21/06/2021 20:42

In aumento i casi nel Regno Unito e in Portogallo. Il parere degli esperti sui rischi della nuova variante e sulla copertura della vaccinazione

Covid in Italia, a fare paura ora sono le varianti. Mentre la curva dei contagi e delle morti continua a scendere nel nostro Paese, ieri 881 nuovi casi con 17 morti, il ministero della Salute ha dato il via libera a una nuova indagine sulla diffusione delle varianti. Intanto il Regno Unito si trova al centro di una nuova ondata di contagi da Coronavirus sospinta dalla variante Delta che ha preso rapidamente piede nel Paese. Dopo aver superato le fasi più difficili della pandemia il Regno Unito si trova a dover affrontare un nuovo aumento dei casi, definito dagli esperti di salute pubblica come una «terza ondata» a tutti gli effetti. I nuovi casi registrati negli ultimi giorni sono aumentati del 33,4% rispetto a quelli dei 7 giorni precedenti, ma il ritmo sembra essere calato dall’inizio dei primi focolai nell’ultima settimana di maggio. Uno dei Paesi più colpiti è il Portogallo. A Lisbona il 60% dei nuovi contagi registrati nella capitale appartiene al ceppo rilevato per la prima volta in India e considerato altamente contagioso. Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza che prevede il divieto di ingresso per chi arriva da India, Bangladesh e Sri Lanka e la quarantena di 5 giorni con obbligo di tampone per chi proviene dalla Gran Bretagna. Secondo l'ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe per la settimana del 9-15 giugno 2021 cresce la circolazione della variante Delta del Covid in Italia. Dalla report più recente dell’Istituto superiore di sanità il 18 maggio, scrive la Gimbe, la variante Delta (più contagiosa di circa il 60% rispetto alla variante inglese) è all’1% con differenze regionali e un range che va dallo 0 al 3,4%: in particolare, la diffusione maggiore si registra in Lazio (3,4%), Sardegna (2,9%) e Lombardia (2,5%).

Ecco il parere degli esperti sui rischi della variante Delta e sulla copertura della vaccinazione.

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Galli

"Se devo rispondere in modo franco e diretto, temo che la variante Delta" in Italia "non la si stia seguendo abbastanza, anche se la si sta seguendo" e per ora sembra che "i focolai identificati" siano "pochi e limitati" dice ad 'Agorà' su Rai3 Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università Statale di Milano. "Il dato di fatto - osserva l'esperto - è che certamente questa è una variante con una capacità diffusiva superiore a quella della variante cosiddetta inglese, tanto è vero che l'ha soppiantata sia in India che in Gran Bretagna. E' altrettanto evidente che, fortunatamente, per la gran massa di vaccinati che abbiamo, gli effetti di questa variante sono sicuramente meno deleteri di quelli che avremmo se non avessimo i vaccinati". Anche se, su questo punto, Galli cita alcuni dati "solo per comparazione: il 19 giugno sera noi avevamo 46 milioni di dosi" di vaccino anti-Covid "date in Italia contro 73,7 mln nel Regno Unito, e 15,7 milioni di completamente vaccinati contro 31 mln nel Regno Unito. Con questo tipo di situazione, chiaramente, qualche cautela va comunque continuata a essere considerata", avverte l'infettivologo, riferendosi in particolare alla mascherina: "Una cautela individuale che io - insiste - mi permetto di consigliare a chi non sia vaccinato o, essendo vaccinato, rientri nelle categorie cosiddette fragili".

Pregliasco

"Non dobbiamo averne troppa paura", della variante 'indiana' di Sars-CoV-2, "ma un po' di preoccupazione sì". Lo ha precisato il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, (nella foto) durante la trasmissione 'Rotocalco 264' su Cusano Italia Tv. Se infatti "bisogna ribadire che la vaccinazione con due dosi garantisce anche contro la variante Delta l'evitamento della malattia, in qualche caso può esserci l'infezione" e "quindi anche il soggetto vaccinato potrebbe diffondere l'infezione". "In Gran Bretagna - ha ricordato - hanno aperto molto prima di noi e credo che l'aumento dei contagi sia una situazione che noi andremo a sperimentare nel prossimo futuro. Più contatti portano a più occasioni di infezione, considerando anche che questa variante è più contagiosa. Confido nel fatto che la copertura vaccinale limiti di molto i casi più gravi".

Sileri

“La situazione non mi spaventa" dice il sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri in un'intervista a Libero a proposito della variante Delta. "Gli inglesi hanno fatto un lavoro eccezionale somministrando rapidamente la prima dose e ciò ha permesso di bloccare in maniera drastica il contagio quando la loro variante stava prendendo il sopravvento. Ora devono accelerare la somministrazione dei richiami. Quanto alla vaccinazione eterologa, è stata approvata e viene effettuata anche in altri Paesi. Sembra che dia una copertura maggiore”. Secondo Sileri è possibile che in caso di terza dose a partire dall’autunno i vaccini dovranno essere aggiornati, “ma non è da escludere che un vaccino si dimostri più efficace degli altri e che il richiamo venga fatto solo con quello. Penso che le case farmaceutiche stiano già lavorando a un vaccino capace di coprire tutte le varianti".

Forni

Si dichiara, invece, "molto preoccupato per la variante indiana" in un'intervista al 'Corriere della Sera' l'immunologo Guido Forni dell'Accademia dei Lincei. La variante Delta, identificata per la prima volta in India, "si sta cercando di controllarla - spiega - Chi è vaccinato con due dosi è piuttosto protetto", però "mi preoccupano quei circa 2,8 milioni di over 60 che ancora non si sono immunizzati per niente. Se la Delta si diffondesse, il numero di morti potrebbe essere elevato", ammonisce l'esperto. "Siamo col fiato sospeso", perché "se prende il largo i casi saliranno - avverte - a meno che non ci facciamo trovare tutti vaccinati". Ma il rischio di questa e altre mutazioni si estinguerà, prima o poi? "No - risponde l'immunologo - se la distribuzione dei vaccini nel mondo non sarà stata uniforme. E' necessario fornire tutti i Paesi attraverso le organizzazioni internazionali, non solo per una questione umanitaria, ma anche perché è fondamentale bloccare il virus ovunque e impedire che si modifichi". La vaccinazione mista è sicura? "Sono un immunologo di base - replica l'esperto dei Lincei - Quando in laboratorio si osservava che un vaccino non rispondeva bene, si provava ad alternarlo a un composto differente e allora sì che il sistema immunitario si attivava. La parola eterologa forse spaventa, si pensa a qualcosa di estraneo, mentre indica una pratica ben conosciuta e consolidata. Il sistema immunitario va allenato. Paragoniamolo a un atleta che si prepara più efficacemente se alterna 2 settimane di pilates a 2 di pesistica". E se è vero che "in effetti gli studi che" del mix vaccinale "mostrano la validità sono basati su pochi numeri - ammette Forni - tanti lavori però sono in arrivo e confermeranno queste evidenze. Comprendo la paura degli epidemiologi, io però ragiono da immunologo e non ho paura".

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