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Aifa, la pillola anti Covid Molnupiravir dal 13 al 20 gennaio è stato prescritta a 1.662 pazienti

Aifa Redazione DottNet | 25/01/2022 13:56

Sono stati 976, al 19 gennaio, i pazienti non ospedalizzati che hanno ricevuto remdesivir, l'antivirale per via endovenosa di Gilead

Molnupiravir, la ‘pillola anti-Covid´ di Merck-MSD, dal 13 al 20 gennaio, ovvero in poco più di una settimana, è stato prescritto a 1.662 pazienti con Covid-19 non ricoverati. Mentre 976 sono stati, al 19 gennaio, i pazienti non ospedalizzati che hanno ricevuto remdesivir, l'antivirale per via endovenosa di Gilead, indicato solo per persone con Covid lieve-moderato e di recente insorgenza, ma con fattori di rischio per la forma grave era stato autorizzato ad ottobre 2020 solo per pazienti ospedalizzati mentre da fine dicembre 2021 è stato ampliato il suo utilizzo anche a domicilio. Lo rivela il primo monitoraggio pubblicato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) sull'utilizzo degli antivirali per il Covid-19.
 
L'autorizzazione per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per COVID-19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave.

La determinazione Aifa relativa alle modalità di utilizzo in fase precoce degli antivirali molnupiravir e remdesivir è stata pubblicata il 29 dicembre 2021 sulla Gazzetta Ufficiale e dal giorno dopo è partito formalmente il monitoraggio. Di fatto però, la distribuzione è stata avviata il 4 gennaio da parte della struttura commissariale, successivamente sono iniziate le prescrizioni e l'inserimento dei pazienti nei registri. Ad aver richiamato l'attenzione, nelle ultime settimane, è stato molnupiravir (Lagevrio) di Merck-MSD, il primo antivirale orale specifico contro il Sars-Cov-2 che riduce di circa il 30% i ricoveri e i decessi e sembrerebbe essere efficace anche contro le varianti.
 
Si tratta di compresse da assumere a domicilio due volte al giorno per 5 giorni e il monitoraggio Aifa, relativo al periodo 13-19 gennaio riporta che sono avviati i trattamenti per 1.

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492 pazienti in Italia (il dato ne riporta 170 in meno rispetto a 1.662 aggiornati al 20 gennaio). Ampie le differenze regionali: 219 sono i trattamenti avviati nel Lazio, 207 in Liguria, 203 in Piemonte, 186 in Veneto, 161 in Toscana e 114 in Lombardia. Le altre regioni sono sotto i 100 mentre in Calabria e Basilicata non ne risulta nessuno.
 
Remdesivir (Veklury) di Gilead è, invece, un antivirale somministrato per via endovenosa, sviluppato inizialmente per il virus Ebola e che si è dimostrato efficace contro il coronavirus. Il monitoraggio dei trattamenti avviati per i pazienti non ospedalizzati in questo caso copre il periodo dal 12 al 18 gennaio e ne conta 901 (75 in meno rispetto al 19 gennaio), di cui 244 in Emilia Romagna, 239 in Lombardia e 106 in Toscana; le altre regioni sono sotto i 100 mentre non ne risultano partiti in Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Valle d'Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano.
 
Va sottolineato che Remdesivir era stato già autorizzato in Italia, a ottobre 2020, ma solo per i pazienti Covid-19 ospedalizzati: i trattati in base a questa indicazione sono stati finora 79.265, di cui 12.089 in Lombardia, 11.206 nel Lazio e 6.072 in Veneto. Ma a fine dicembre era stato ampliato il suo utilizzo anche a domicilio. Dovrebbe poi arrivare entro questa settimana l’esito della valutazione da parte dell'Agenzia europea dei Medicinali (Ema) dell'altro atteso antivirale orale specifico contro il Sars-Cov-2 da Pfizer, Paxlovid, che ha già avuto il via libera dalla Food and Drug Administration negli Stati Uniti.
 

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