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Autismo, molecola di natura lipidica agisce su irritabilità e iperattività

Neurologia Redazione DottNet | 31/03/2022 11:47

Al termine del trattamento la combinazione di PEA e risperidone ha mostrato un effetto superiore rispetto al regime terapeutico con risperidone e placebo

"Si chiama palmitoiletanolamide (PEA) ed è una molecola di natura lipidica con un importante ruolo nel controllo dei fenomeni infiammatori che si è dimostrata efficace e sicura per migliorare gli effetti sui sintomi di irritabilità e iperattività nei bambini con autismo. La sua efficacia è stata dimostrata da uno studio pubblicato su Journal of Psychiatry Research". Lo afferma Luca Steardo, Docente presso il Dipartimento Fisiologia e Farmacologia dell'Università La Sapienza di Roma che, in vista della Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull'Autismo, fa il punto sulla ricerca.

I risultati dello studio pubblicato su Journal of Psychiatry Research, che ha preso in esame 70 pazienti pediatrici, di età compresa fra i 4 e 12 anni, con diagnosi di Autismo, spiega Steardo, "sono molto incoraggianti; 62 pazienti hanno portato a termine il trattamento.

Al termine del trattamento la combinazione di PEA e risperidone ha mostrato un effetto superiore rispetto al regime terapeutico con risperidone e placebo, per quanto riguarda i sintomi di irritabilità e iperattività, in modo statisticamente significativo. L'effetto del trattamento combinato sull'iperattività era già visibile dopo sole 5 settimane di trattamento. Un miglioramento è stato rilevato a fine studio, anche per quanto riguarda il linguaggio, a favore del regime terapeutico contenente PEA. Non sono stati osservati eventi avversi seri nei due gruppi".

Per quanto i disordini dello spettro autistico "trovino una sicura origine multifattoriale, fino ad oggi non si è stati in grado di delineare con assoluta precisione i meccanismi molecolari e cellulari responsabili di tale patologia. Tuttavia negli ultimi 10 anni evidenze fornite sia dalla ricerca preclinica che da quella clinica hanno identificato nella neuroinfiammazione un fattore coinvolto in maniera importante nella comparsa e nella progressione della malattia. Da ciò - rileva l'esperto - deriva che una più completa comprensione del ruolo della neuroinfiammazione nella patogenesi dell'autismo sia di preminente importanza per la identificazioni della strategia terapeutica per una condizione patologica che ad oggi manca di interventi efficaci". Una persistente condizione di neuroinfiammazione, afferma, "provoca uno scompaginamento dell'architettura e alterazioni funzionali in aree critiche del cervello con sequele molto gravi quando tutto ciò avviene nei periodi dello sviluppo. In questo contesto è facile comprendere come la ricerca abbia sempre tentato di identificare molecole capaci di antagonizzare la neuroinfiammazione. Particolare attenzione negli ultimi anni è stata data alla palmitoiletanolamide ultramicronizzata, molecola che ha mostrato di possedere la abilità di ridurre la neuroinfiammazione".

"L'importanza di tali risultati deriva anche dalla osservazione della assoluta mancanza di eventi avversi e effetti collaterali da parte del composto. In uno scenario di assoluta assenza di farmaci capaci di prevenire la comparsa e antagonizzare la progressione della patologia autistica, la possibilità di poter utilizzare la palmitoiletanolamide in forma ultramicronizzata, composto oggi presente anche in una formulazione pediatrica, le cui proprietà antineuroinfiammatorie e antineurodegenerative sono dimostrate da robuste evidenze sperimentali e cliniche - conclude Steardo - dischiude nuovi orizzonti per la terapia di una patologia di notevole gravità che richiede interventi sicuri, precoci e mirati".

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