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Pensione supplementare, questioni irrisolte e opportunità per i medici

Previdenza Redazione DottNet | 04/04/2022 21:09

E' una prestazione economica erogata al pensionato, a domanda, al fine di far valere la contribuzione accreditata in una gestione diversa da quella in cui è divenuto titolare di pensione

La pensione supplementare è la pensione che spetta a chi, già titolare di un trattamento pensionistico, possiede contributi in un altro ente previdenziale, ma in misura insufficiente a garantirgli un’altra autonoma pensione

Spiega appunto il sito dell’Inps che la pensione supplementare è una prestazione economica erogata al pensionato, a domanda, al fine di far valere la contribuzione accreditata in una gestione diversa da quella in cui è divenuto titolare di pensione, se tale contribuzione non è sufficiente a perfezionare un diritto autonomo a pensione.

La pensione supplementare spetta anche ai familiari superstiti, nel caso in cui non possano conseguire, per mancanza dei requisiti di assicurazione e contribuzione previsti, il diritto alla pensione autonoma indiretta a carico della gestione dove il deceduto ha versato i contributi, ma siano titolari di pensione indiretta o ai superstiti, a carico di un altro fondo o gestione, che possa costituire la base di una pensione supplementare. 

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La pensione supplementare si può attivare se sono presenti contributi insufficienti nelle gestioni dell’Assicurazione Generale Obbligatoria (le classiche gestioni dell’Inps per lavoratori dipendenti privati e lavoratori autonomi), e in quelle dell’ex Inpdap, se l’interessato è già titolare di pensione presso un’altra gestione Inps o ex Inpdap, con esclusione della gestione separata Inps. La pensione supplementare non spetta nemmeno ai titolari di pensione a carico di casse e fondi per i liberi professionisti, come appunto l’Enpam. 

Per questo motivo, quindi, un ex ospedaliero con 10 anni di contributi all’Inps – Gestione Lavoratori Dipendenti (ex Inpdap), già pensionato presso la Gestione Quota B del Fondo di previdenza generale dell’Enpam, non può valorizzare quei contributi gratuitamente, semplicemente richiedendo la pensione supplementare. Per non perderli, deve riscattare altri 10 anni di laurea e specializzazione presso l’Inps per arrivare al minimo di 20 anni di contribuzione e quindi ad una autonoma pensione di tale Istituto; altrimenti, avrebbe dovuto effettuare una ricongiunzione onerosa presso la "Quota A" dell’Enpam (la ricongiunzione presso la Quota B non è prevista dai regolamenti della Fondazione), ovvero il cumulo gratuito dei contributi, di anzianità o di vecchiaia. 

Il problema è che cumulo e ricongiunzione non possono più essere richiesti quando si è già titolari di una qualsiasi pensione, e questa condizione è estremamente penalizzante per tutti coloro che si "dimenticano" di posizioni contributive precedenti, ritrovando la memoria quando è troppo tardi e dovendosi a quel punto rassegnare a perdere i loro contributi inutilizzati; a differenza dell’Enpam, infatti, l’Inps non prevede la restituzione dei versamenti ininfluenti. Con la pensione supplementare, invece, l’erogazione decorre dal mese successivo alla presentazione della domanda, e quindi si può rimediare in qualunque momento alle dimenticanze precedenti. Ecco perché, anche se sembra difficile vista la successiva evoluzione normativa, sarebbe certamente utile, come richiesto da qualcuno, se le Casse dei liberi professionisti sollecitassero anche per i loro iscritti il riconoscimento delle pensioni private quali basi idonee per la richiesta della pensione supplementare.

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