
Si aprono nuove prospettive di terapia. Allo studio mondiale ha partecipato anche il Centro Alzheimer della Città della Salute di Torino
E'stato appena pubblicato su Nature Genetics, uno studio relativo alla scoperta dei nuovi geni che causano il morbo di Alzheimer. Alla ricerca di livello mondiale - con la partecipazioni di ricercatori europei ma anche statunitensi e australiani - ha preso parte anche il Centro Alzheimer universitario della Città della Salute di Torino, coordinato dal professor Innocenzo Rainero, in collaborazione con i ricercatori Elisa Rubino, Silvia Boschi e Fausto Roveta. Uno studio che ha permesso di raccogliere campioni di DNA di più di 110.000 pazienti affetti da Alzheimer e di confrontarli con quelli di 750.000 soggetti sani: tra loro anche una rosa di pazienti piemontesi, selezionati dal team torinese.
Lo studio, nel dettaglio, ha identificato 40 nuovi fattori di rischio genetico per la malattia e ha inoltre confermato il ruolo di altri fattori già noti, generando così uno score di rischio per il morbo che potrà essere usato per la sperimentazione di nuovi farmaci.
Inoltre la ricerca ha chiarito il ruolo delle cellule microgliali nella progressione della malattia. Le cellule microgliali sono cellule “spazzine” cerebrali che provvedono alla rimozione di proteine anomale e che possono essere neurotossiche. L’attivazione eccessiva delle cellule microgliali può essere causa del danno secondario che si osserva nella malattia.
La malattia di Alzheimer è la principale causa di demenza. È stato calcolato che, a livello mondiale, più di 50 milioni di persone siano affette da demenza e, se non verrà trovata alcuna cura, nel 2050 la prevalenza di tale malattia sarà triplicata. In Piemonte, ad esempio, vi sono più di 60.000 persone affette da deficit cognitivo grave. I costi sanitari, familiari e sociali per l’assistenza a questi pazienti sono drammatici e le importanti scoperte rivelate in questo studio avvicinano gli esperti all’identificazione di nuove terapie efficaci per la malattia.
Ricercatori giapponesi hanno osservato che l'attivazione di uno stato ipotermico specifico nei topi migliora il recupero motorio dopo il danno cerebrale
Contro la prima causa di disabilità nel mondo, il piano Sin per i prossimi 10 anni punta su prossimità e digitale
Pubblicato il 13 Ottobre sulla rivista scientifica “Molecular Neurodegeneration” lo studio italiano è frutto di una prestigiosa collaborazione multi-istituzionale
In Italia, 1 minore su 5 è affetto da un disturbo neuropsichiatrico, circa 2 milioni di bambini e ragazzi, con importanti conseguenze sulla salute mentale
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti