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Speranza, svolta con fondo da 124 mld e 20 mld Pnrr

Sanità pubblica Redazione DottNet | 10/04/2022 16:35

"Sul piano delle risorse c'è una nuova consapevolezza e un salto culturale perchè si è capito che sulla sanità bisogna investire. Ma insieme alle risorse c'è bisogno anche delle riforme"

 "La sfida dei prossimi mesi è imparare dalla lezione della pandemia per aprire una stagione nuova. Ora ci sono le risorse: il Fondo sanitario nazionale è passato da 114 mld di euro, e mediamente si metteva un miliardo in più all'anno, ad arrivare ora, due anni dopo, a 124 mld di euro con un salto mai visto in precedenza, figlio proprio della situazione nuova post Covid.  A ciò si aggiungono i 20 mld del Pnrr". Lo ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto all'incontro 'Il Futuro della Sanità Pubblica: Pnrr, Investimenti, Risorse Umane', promosso da ART 1 Rovigo e Cgil Rovigo.

  "Ciò significa - ha spiegato Speranza - che sul piano delle risorse c'è una nuova consapevolezza e un salto culturale perchè si è capito che sulla sanità bisogna investire. Ma insieme alle risorse c'è bisogno anche delle riforme. E il Pnrr rappresenta anche delle riforme che vogliamo mettere in atto". Finalmente, ha precisato il ministro, "facciamo la riforma dell'assistenza territoriale investendo innanzitutto sull'assistenza domiciliare e nel 2026 arriveremo ad essere il primo Paese in questo ambito passando dal 4 al 10% di assistenza domiciliare.
Il secondo punto sono le Case di comunità che saranno 1350 e che saranno il primo presidio per la gestione delle problematiche socio-sanitarie, con assistenza sanitaria e prima assistenza sociale". C'è inoltre un miliardo di investimenti sugli ospedali di comunità a prevalente gestione infermieristica e ci saranno delle Centrali operative territoriali. Il secondo ambito, ha detto Speranza, è poi l'innovazione con la telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico. Tutta questa operazione però "si può fare se puntiamo sulle risorse umane: con la nuova legge di bilancio arriviamo a 12mila borse di specializzazioni in medicina e non si creerà più - ha concluso - un 'imbuto' formativo dopo la laurea".

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