Su questo ritardo pesano gli accordi regionali o per la distribuzione che stentano a decollare
Le pillole anti-Covid direttamente nelle farmacie su prescrizione del medico di base si trovano solo 12 Regioni. C’era grande attesa per la svolta, visto che permette un accesso più veloce agli antivirali che – va ricordato - vanno somministrati a pazienti fragili entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi. Tuttavia, a quasi tre settimane dal via libera a questa possibilità, solo 12 Regioni sono partite secondo una rilevazione di Federfarma: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, province di Trento e Bolzano, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. Su questo ritardo pesano gli accordi regionali o per la distribuzione che stentano a decollare. Attualmente, inoltre, in alcune Regioni il bugiardino degli antivirali è disponibile solo in lingua inglese dal momento che i farmaci erano inizialmente per il mercato anglosassone ma presto, fa sapere Federfarma, sarà disponibile in italiano.
Secondo i dati dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) aggiornati al 3 maggio, sono stati 280 i trattamenti con antivirali contro Covid-19 dispensati nelle farmacie.
“Siamo alle solite, questo è l'effetto del federalismo sanitario per cui nelle Regioni - commenta il presidente di Federfarma Marco Cossolo - la sanità funziona a macchia di leopardo. I ritardi, nel caso degli antivirali nelle farmacie, hanno varie giustificazioni ma in realtà alla base credo che vi sia una certa inefficienza ed un problema di organizzazione". “Il vero problema dei cittadini – continua Cossolo - è avere tante sanità diverse, con il 50% dei cittadini che ha accesso agli antivirali nelle farmacie e gli altri no. Solo oggi nel Lazio sono stati dispensati 68 trattamenti, ma si tratta comunque di farmaci ad altissima specificità che riguardano i pazienti in modo molto selettivo”. Quanto al numero di trattamenti finora dispensati nelle farmacie, “i numeri sono limitati - spiega il segretario della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) Silvestro Scotti - perché gli antivirali orali sono indicati solo per una particolare categoria di pazienti, ovvero una minoranza. Ciò anche considerando la diminuzione in atto dei contagi in generale”. Ma questo, continua, “è anche il momento migliore per iniziare a comprenderne meglio l'utilizzo, anche per essere pronti in autunno qualora ci fosse un nuovo boom di contagi e la necessita di usare tali farmaci in modo più massiccio”.
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