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Tumore del polmone: anomalie genetiche con i macrofagi lo rende particolarmente aggressivo

Oncologia Redazione DottNet | 01/06/2022 14:02

L'introduzione dell'immunoterapia, che mira a riattivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali, ha rappresentato un progresso importante nel trattamento del tumore al polmone

 Alcuni tumori del polmone possiedono un mix di anomalie genetiche associata ai macrofagi che li rende particolarmente aggressivi. A scoprire questa firma molecolare è stato un gruppo di ricercatori dell' Università di Roma La Sapienza e dell'IRCCS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena. La scoperta è stata illustrata sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer.    L'introduzione dell'immunoterapia, che mira a riattivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali, ha rappresentato un progresso importante nel trattamento del tumore al polmone.

  Tuttavia, a oggi, solo il 20-30% dei pazienti risponde a questi trattamenti, a causa delle caratteristiche intrinseche delle cellule tumorali o del microambiente che circonda il tumore. È sul microambiente che si sono concentrati i ricercatori, analizzando versamenti pleurici di pazienti affetti da adenocarcinoma polmonare, cioè gli accumuli di liquido che possono essere la conseguenza dell'invasione della cavità pleurica da parte delle cellule tumorali.
"Nello studio abbiamo utilizzato approcci altamente innovativi, cosiddetti 'omici' e resi possibili da recenti investimenti tecnologici e da competenze bioinformatiche maturate negli ultimi anni", spiegano i ricercatori. È stato così possibile scoprire una firma molecolare associata ai macrofagi, cellule immunitarie presenti in abbondanza nei versamenti pleurici, dove alimentano la crescita del tumore. "I risultati sono rilevanti dal punto di vista clinico perché aprono una nuova via allo sviluppo di terapie mirate specificamente ai macrofagi pro-tumorali, bloccando i segnali che ne permettono la localizzazione a livello del tumore", afferma la coordinatrice dello studio Rita Mancini dell'Università La Sapienza.   La ricerca è stata sostenuta da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.

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