La maggior parte delle persone con sindrome post-COVID è negativa alla PCR, indicando un recupero microbiologico
L'agente patogeno eziologico del COVID-19, è comparso per la prima volta a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019 ed a marzo 2020 è stato dichiarato lo stato pandemico. Il COVID-19 ha sovraccaricato i sistemi sanitari nella maggior parte dei paesi e ha portato a enormi perdite economiche,[1] ma soprattutto ha causato la morte di 4,2 milioni.[2]
Questo è il dato mondiale emerso nel periodo che va dall'inizio della pandemia fino alla fine di luglio 2021, ma si presume che il numero effettivo di decessi per SARS-CoV-2 è più alto.[2]
Nonostante la campagna vaccinale, ovvero la strategia più efficace per contenere la diffusione del virus avvenuta su scala mondiale, è emerso che diversi pazienti, dopo essersi ripresi dalla malattia hanno sviluppato sintomi persistenti o nuovi della durata di settimane o mesi; questo fenomeno è stato definito come "long COVID" o "Sindrome post COVID".[3,4]
Il long COVID è il termine utilizzato per indicare la persistenza dei sintomi in coloro che si sono ripresi dall'infezione da SARS-CoV-2.[4] Tra i sintomi riportati dai pazienti con "long Covid" troviamo stanchezza, tosse, senso di costrizione toracica, affanno, palpitazioni, mialgia e difficoltà di concentrazione e le cause potrebbero essere correlate ad esempio al danno d'organo alla sindrome post virale.[4]
Il recupero da una lieve infezione da SARS-CoV-2 si verifica comunemente entro 7-10 giorni dall'insorgenza dei sintomi; in condizioni di malattia grave/critica potrebbero essere necessarie 3-6 settimane. Tuttavia, il follow-up continuo dei pazienti guariti dal COVID-19 ha mostrato che uno o più sintomi persistono in una percentuale sostanziale di persone, anche settimane o mesi dopo la malattia.[4]
La natura del "Long Covid" o “sindrome post-COVID” può essere continua o recidivante e remittente. Inoltre può esserci la persistenza di uno o più sintomi e/o addirittura la comparsa di una nuova sintomatologia. La maggior parte delle persone con sindrome post-COVID è negativa alla PCR, indicando un recupero microbiologico. Questa valutazione può, in altre parole, far supporre che la sindrome post COVID è l'intervallo di tempo tra il recupero microbiologico e il recupero clinico. A seconda della durata dei sintomi, il "long Covid" è caratterizzato da due distinte fasi: 1) il COVID post acuto in cui i sintomi si presentano oltre le 3 settimane, ma meno di 12 settimane; 2) il COVID cronico in la manifestazione dei sintomi va oltre le 12 settimane.[4]
Un report italiano ha rilevato che l'87% delle persone guarite e dimesse dagli ospedali mostrava la persistenza di almeno un sintomo anche a 60 giorni. Di questi il 32% aveva uno o due sintomi, mentre il 55% ne riportava tre o più.[4]
Secondo una recente meta-analisi, le 5 manifestazioni più comuni di Long COVID-19 erano affaticamento (58%), mal di testa (44%), disturbo dell'attenzione (27%), caduta dei capelli (25%) e dispnea (24%). Tra i pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva che sono stati in ventilazione per un periodo prolungato, i sintomi residui sono comuni. Tuttavia, anche i pazienti COVID che presentavono una forma lieve della malattia riferivano di non aver riacquistato il loro stato di salute pre-COVID, mettendo effettivamente in discussione la terminologia della malattia "lieve".[4] Il trattamento delle persone con long COVID richiede un approccio multidisciplinare che include valutazione, trattamento sintomatico, trattamento dei problemi sottostanti, fisioterapia, terapia occupazionale e supporto psicologico. Poiché si tratta di una nuova malattia, le conoscenze relative agli effetti a lungo termine e alle opzioni di trattamento sono ancora in evoluzione. Le linee guida specifiche sulla gestione del long COVID-19 aiuteranno a chiarire la confusione tra gli operatori sanitari mentre il follow-up, a lungo termine dei pazienti guariti, consentirà di fare più luce sul "long covid" e sulla sua gestione.[4]
Concludendo, la persistenza di vari sintomi nelle persone guarite dalla malattia è un importante problema sanitario in tutto il mondo. Poiché il "long covid" è un nuovo scenario, su cui ci si è affacciati da poco, è troppo presto per pensare di conoscere le varie prospettive anche per coloro che dopo la malattia accusano ancora sintomi spesso invalidanti. Sicuramente una corretta valutazione clinica aiuterà a identificare l'eziologia e a personalizzare il trattamento, garantendo un approccio tempestivo e valido. [4]
Bibliografia:
RohanKumar Ochani et all. COVID-19 pandemic: from origins to outcomes. A comprehensive review of viral pathogenesis, clinical manifestations, diagnostic evaluation, and management. Infez Med. 2021 Mar 1;29(1):20-36.
Ariel Karlinsky et all. Tracking excess mortality across countries during the COVID-19 pandemic with the World Mortality Dataset. Elife. 2021 Jun 30;10:e69336. doi: 10.7554/eLife.69336.
Bruna Aparecida Souza Machado et all. The Importance of Vaccination in the Context of the COVID-19 Pandemic: A Brief Update Regarding the Use of Vaccines. Vaccines (Basel). 2022 Apr; 10(4): 591.
A.V. Raveendran et all. Long COVID: An overview. Diabetes Metab Syndr. 2021 May-June; 15(3): 869–875.
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