Le raccomandazioni per aumentare consapevolezza e prevenzione
Nonostante l'87% della popolazione conosca le infezioni sessualmente trasmesse (Ist) e l'80% sia a conoscenza dell'esistenza dei test diagnostici, solo 3 persone su 10 ne hanno effettivamente fatto uno; tra coloro che non hanno mai fatto un test, quasi la metà (48,1%) non saprebbe a quale struttura rivolgersi. I dati emergono dal report del progetto 'Infezioni Sessualmente Trasmesse: Barriere e soluzioni della diagnosi precoce', coordinato da Ls Cube con il contributo di Hologic Italia, presentato alla Camera dei deputati su iniziativa di Mauro D'Attis (Fi).
Il 60% della popolazione identifica lo specialista (ginecologo/andrologo) come principale punto di riferimento per la prescrizione dei test sebbene non esista una figura predominante. Quasi il 60% della popolazione si dichiara insoddisfatta delle informazioni ricevute dal proprio medico sulla salute sessuale, mentre per il 90% non si parla a sufficienza delle infezioni a nessun livello. Partendo da queste evidenze il Focus Group multidisciplinare del progetto ha elaborato raccomandazioni su quattro direttrici: interventi di informazione soprattutto tra giovani e famiglie per aumentare la consapevolezza e il coinvolgimento; interventi di prevenzione e diagnosi precoce per ridurre la diffusione delle infezioni e garantire equità di accesso ai test; piani di formazione rivolti agli operatori sanitari per la sensibilizzazione dei pazienti; costruzione di un modello Hub&Spoke per rafforzare il contributo del sistema sanitario. "I dati di prossima pubblicazione dell'Istituto superiore di sanità relativi al 2023 attestano un aumento complessivo di Ist rispetto al 2022 del 9% e del 17% rispetto al 2021 - sottolinea Barbara Suligoi, direttrice Centro operativo Aids dell'Iss - Una diagnosi precoce è fondamentale per avviare subito il trattamento e prevenire complicanze gravi".
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