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Pregliasco: Siamo a metà di una nuova ondata di Covid. Le nuove varianti sconfiggono i vaccini e le infezioni di Delta

Infettivologia Redazione DottNet | 20/06/2022 21:31

La variante Omicron di Sars-CoV-2 potrebbe dare meno effetti a lungo termine, il Long Covid, rispetto a quanto ha fatto in precedenza la Delta

Il Covid fa ancora paura ma non si può allentare la guardia. «Bisognerà preoccuparsene ancora per un po’, purtroppo bisogna farlo perché la sua elevatissima contagiosità, ben superiore a morbillo e varicella. Omicron 5 rialza e rialzerà i casi, continueremo ad averne di gravi, seppur in modo proporzionale». Lo spiega a Rai Radio1, il virologo dell’Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco (nella foto). Per non esser contagiati «da Omicron 5 non basta aver avuto il Covid e l’avere fatto tre dosi”, ha aggiunto Pregliasco. Eppure c’è chi sostiene che ormai sia solo un’influenza. «Diciamo che Omicron 5 è quattro volte tanto un’influenza forte». Siamo nel mezzo di una nuova ondata pandemica? «Siamo a metà strada, il picco ci sarà verso fine luglio». Capitolo mascherine: lei suggerisce di tenerle anche al mare? «Va indossata nei momenti di affollamento prima di andare sulla battigia, ad esempio all’ingresso degli stabilimenti», ha spiegato a Rai Radio1 il virologo. «Non vi sono comunque al momento avvisaglie di una maggiore gravità clinica delle nuove varianti B.a.4 e B.a.5, anche tenendo conto che la differenza genetica rispetto a B.a.2 è di poche mutazioni chiave. Va comunque detto che, come già osservato con B.a.1 e B.a.2, un aumento dei casi legato alla maggiore trasmissibilità e al maggiore escape immunitario delle nuove varianti potrebbe tradursi in un limitato e transitorio aumento di ospedalizzazioni», si legge in un comunicato l’ospedale Spallanzani di Roma in relazione a quanto emerso nell’incontro dei giorni scorsi tra la direzione dell’istituto e la rappresentanza Oms sulle nuove varianti. È emerso, poi, come in molti Paesi si stia osservando un significativo incremento della sottovariante B.a.5, che sta rapidamente sostituendo la precedente B.a.2. Paesi come il Sudafrica hanno per primi sperimentato l’ondata da B.a.5, al momento già in discesa, con un forte aumento dei contagi ma un limitato impatto sulle ospedalizzazioni», incalza la nota dell’ospedale Spallanzani di Roma.

In questo contesto tuttaltro che rassicurante, emergono le criticità delle varianti: le persone che si sono infettate negli ultimi mesi con Omicron BA.1, anche se vaccinate, potrebbero essere vulnerabili alle nuove sotto-varianti BA.4, BA.5 e BA.2.12.1. Inoltre, «un vaccino booster derivato da BA.1 potrebbe non fornire una protezione ad ampio spettro contro le nuove varianti di Omicron», spiegano ricercatori cinesi coordinati dall’università di Pechino in uno studio pubblicato su Nature. La ricerca ha studiato l’evoluzione genetica a cui è andata incontro la Omicron negli ultimi mesi, indagando le mutazioni specifiche di ciascuna sotto-variante e il mondo in cui gli anticorpi sviluppati in seguito alla vaccinazione o a precedenti infezioni fossero in grado di riconoscerle. BA.4, BA.5 e BA.2.12.1, spiegano i ricercatori, hanno molte affinità con la sotto-variante BA.2. Tuttavia, a differenza di questa, le mutazioni accumulate dalle nuove sotto-varianti hanno conferito loro una maggiore capacità di eludere la risposta immunitaria sviluppata dopo un’infezione da BA.1, anche in chi ha fatto tre dosi di vaccino.

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Ma c'è una notizia confortante: la variante Omicron di Sars-CoV-2 potrebbe dare meno effetti a lungo termine, il Long Covid, rispetto a quanto ha fatto in precedenza la Delta. È quanto emerge da uno studio del King’s College di Londra, pubblicato su «The Lancet», con i dati monitorati dalla piattaforma «Zoe Health Study». La ricerca è stata sottoposta a revisione tra pari ed è la prima sulle differenza nel Long Covid tra varianti diverse. Il lavoro ha analizzato 56.003 casi di adulti nel Regno Unito risultati Covid-positivi per la prima volta tra il 20 dicembre 2021 e il 9 marzo 2022, quando Omicron era il ceppo dominante. I ricercatori hanno poi confrontato questi dati con 41.361 positivi tra il primo giugno 2021 e il 27 novembre 2021, con Delta prevalente. Ebbene, l’analisi ha evidenziato che il 4,4% dei casi Omicron aveva poi avuto anche un Long Covid, mentre con Delta era il 10,8%. Tuttavia, il numero assoluto di persone positive che hanno avuto conseguenze dall’infezione era più alto quando Omicron è stata la variante dominante.

Infine, per quanto riguarda i vaccini, va rilevato che “Gli obiettivi primari della vaccinazione COVID-19 utilizzando i vaccini attualmente autorizzati continuano a essere la riduzione dei ricoveri, malattie gravi e decessi e la protezione dei sistemi sanitari e l'uso di questi vaccini basati sul virus originale (ovvero il virus che è stato identificato dai primi casi di COVID-19 nel dicembre 2019) conferisce elevati livelli di protezione contro gli esiti di malattie gravi per tutte le varianti, incluso Omicron con una dose di richiamo”, spiega uno statement del Technical Advisory Group on COVID-19 Vaccine Composition (TAG-CO-VAC) dell’Oms.

Gli esperti dell’Oms sottolineano che l’evoluzione del virus emerso alla fine del 2019 continuerà, determinando l'emergere di nuove varianti, in particolare quelle con cambiamenti nella proteina spike e che la traiettoria dell'evoluzione di SARS-CoV-2 rimane incerta come le caratteristiche genetiche e antigeniche delle varianti future che non possono ancora essere previste. Date le incertezze di un'ulteriore evoluzione, gli esperti Oms, segnalano l’opportunità  di ottenere un'immunità più ampia contro le varianti circolanti ed emergenti pur mantenendo la protezione contro malattie gravi e morte. In questo senso i dati disponibili indicano che l'inclusione di Omicron, come variante di preoccupazione SARS-CoV-2 più antigenicamente distinta, in una composizione aggiornata del vaccino, quando e se disponibile, può essere utile da somministrare come dose di richiamo a coloro che hanno già ricevuto la serie primaria di vaccinazione COVID- 19.  Il TAG-CO-VAC riconosce comunque che questa posizione si basa su dati ancora limitati e riconosce quindi che permangono notevoli incertezze a patire dalle varianti che emergeranno in futuro.

Tuttavia, gli esperti lo ribadiscono, una composizione del vaccino modificata che includa Omicron probabilmente amplierà la risposta anticorpale. In secondo luogo, ci sono ipotesi sulle potenziali prestazioni dei vaccini specifici per le varianti, compresi i vaccini contenenti Omicron. Si presume che la sicurezza, reattogenicità e immunogenicità della composizione del vaccino aggiornata saranno paragonabili a quelle dei vaccini attualmente autorizzati basati sul virus dell'indice e per questo il TAG-CO-VAC incoraggia fortemente la generazione di dati clinici sulle risposte immunitarie nell'uomo a una serie primaria e/o a una dose di richiamo di vaccini specifici per Omicron, attraverso diverse piattaforme vaccinali.

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