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Gestione fondi Enpam: lo stato di salute delle casse

Previdenza Redazione DottNet | 25/07/2022 17:18

Rispetto alla precedente valutazione al 31 dicembre 2017, il bilancio attuariale Enpam al 2020 mostra delle risultanze in lieve peggioramento,

Gli attuari incaricati dall’Enpam hanno consegnato verso la metà dello scorso mese di giugno il bilancio tecnico attuariale al 31 dicembre 2020. L’importante adempimento, avente cadenza triennale, è stato illustrato in apposite riunioni straordinarie dei Comitati Consultivi delle gestioni previdenziali, tenutesi in modalità online.

Il bilancio attuariale, com’è noto, è un bilancio di previsione di un ente gestore di forme di previdenza obbligatoria (come nel caso della Fondazione Enpam) o di un Fondo pensione, sviluppato per un periodo futuro prestabilito, che tiene conto delle entrate contributive e delle uscite previdenziali previste dalle normative vigenti, oltre che dello sviluppo delle riserve patrimoniali e dei rendimenti da esse generate.

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Sulla base delle tabelle statistiche di mortalità della popolazione e dei parametri di sviluppo dell’economia (variazione del PIL, inflazione, rendimento del patrimonio), nonché delle spese di gestione della struttura, il bilancio attuariale valuta l’equilibrio della gestione finanziaria dell’ente o del Fondo pensione, consentendo di apportare periodicamente le necessarie correzioni. Nelle loro conclusioni, gli attuari ricordano che le valutazioni sono state realizzate sulla base di una tavola di mortalità selezionata (per tener conto della più elevata aspettativa di vita della collettività oggetto di valutazione rispetto alla mortalità della popolazione italiana) e proiettata (per tener conto dell’aumento della speranza di vita stimato nel periodo 2018-2065 dall’ISTAT). Nel caso della Fondazione Enpam la legge prevede un periodo di previsione di 30 anni, accompagnato da un’analisi tendenziale per i prossimi 50 anni. Rispetto alla precedente valutazione al 31 dicembre 2017, il bilancio attuariale Enpam al 2020 mostra delle risultanze in lieve peggioramento, in funzione di fattori generalmente indipendenti dalla volontà dell’Ente (popolazione degli iscritti, dinamiche salariali, volatilità delle previsioni patrimoniali). Nello specifico, per il periodo che va dal 2033 al 2043 non risulta soddisfatto il requisito contenuto nel decreto legislativo 509/1994 secondo cui deve essere prevista una riserva legale, al fine di assicurare la continuità nell’erogazione delle prestazioni, in misura non inferiore a cinque annualità dell’importo delle pensioni in essere.

In realtà si tratta di uno scostamento non particolarmente preoccupante, in quanto il patrimonio della Fondazione per tutto il periodo di rilevazione si mantiene positivo, e quindi sempre in grado di pagare le pensioni maturate dagli iscritti (al massimo il rapporto patrimonio/prestazioni scende ad un valore di 4,36). Tuttavia, l’applicazione letterale della norma potrebbe portare ad un intervento delle Autorità vigilanti, che andrà probabilmente prevenuto attraverso l’adozione di contenuti provvedimenti correttivi.

Guardando le singole gestioni, con riferimento al cosiddetto saldo corrente (differenza fra contributi e prestazioni previdenziali, incrementata del rendimento patrimoniale), che rappresenta il valore utilizzato per giudicare la loro stabilità da parte dei Ministeri vigilanti, lo stato di salute è il seguente:

    • Quota A del Fondo di previdenza generale: gestione in negativo dal 2022 in poi;
    • Quota B del Fondo di previdenza generale: gestione sempre in positivo;
    • Medici di medicina generale, pediatri, continuità ed emergenza: gestione in negativo dal 2026 al 2038;
    • Specialisti ambulatoriali: gestione in negativo dal 2025 al 2039;
    • Specialisti esterni accreditati: gestione sempre in negativo.

Di qui, la posizione di vantaggio della gestione dei liberi professionisti (in primis i dentisti), l’unica che non presenta alcun problema per l’intero periodo di rilevazione e che quindi è molto tentata dal chiedere qualcosa in cambio all’Enpam (riduzione dell’aliquota di prelievo o aumento del coefficiente di rendimento); dall’altra parte, però, gli amministratori sanno bene che ogni concessione in questo senso rischia di destabilizzare l’Ente nel suo complesso e va quindi valutata con estrema cautela.

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