Canali Minisiti ECM

Un test del sangue svela quanto sarà grave il Covid

Infettivologia Redazione DottNet | 31/08/2022 11:10

Il dato emerge da uno studio coordinato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) americano pubblicato su Annals of Internal Medicine

I livelli della proteina nucleocapside di SarsCoV2 presenti nel sangue dei pazienti con Covid nelle prime fasi dell'infezione predicono il rischio di aggravamento della malattia. È il dato che emerge da uno studio coordinato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) americano pubblicato su Annals of Internal Medicine. La proteina nucleocapside (spesso identificata con N) è una delle proteine costitutive del virus SarsCoV2. È usata da molti test antigenici rapidi per verificare la positività a Covid. Nel nuovo studio, che si inserisce all'interno del trial ACTIV-3 trial, è stata valutato in 2.540 pazienti ricoverati per Covid il legame tra i livelli di proteina al momento del ricovero e l'evoluzione della malattia.  La ricerca ha mostrato che i pazienti con alti livelli di questa proteina (maggiori di 1.

pubblicità

000 nanogrammi per litro) avevano una peggiore funzionalità polmonare già al momento dell'arrivo in ospedale; la salute dei polmoni, inoltre, tendeva a peggiorare già al quinto giorno di ricovero indipendentemente dalla gravità della malattia all'ingresso in ospedale. Sulla base di questi dati, secondo i ricercatori, è plausibile pensare che i livelli della proteina nucleocapside siano un indicatore di quanto il virus SarsCov2 si stia moltiplicando nell'organismo.  La misurazione di questo marcatore, aggiungono, potrebbe essere utile sia per selezionare meglio i partecipanti ai futuri studi clinici su possibili nuovi trattamenti, sia per guidare la terapia nei pazienti attuali, indirizzando verso un approccio più aggressivo quelli che hanno livelli più alti di proteina N.

Commenti

I Correlati

A livello globale, riferisce l'Oms, sono segnalati 6.823 casi di Mpox e 16 decessi

Studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” e il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston

Somministrato per iniezione due volte l'anno, il farmaco ha dimostrato un'efficacia di oltre il 99,9% nel prevenire il contagio negli adulti e negli adolescenti, talmente alta da poter essere considerato funzionalmente simile a un vaccino

Metà dei casi in Sud Sudan e Afganistan, un miliardo a rischio

Ti potrebbero interessare

Commissario straordinario, armonizzare azioni nei territori

Le indicazioni per la prossima campagna ricalcheranno quelle dello scorso autunno, quindi l'anti-Covid sarà "raccomandato" a persone di età pari o superiore a 60 anni. Dalla Florida sconsigliano i vaccini mRna

Lo rivela una ricerca sul New England Journal of Medicine

Nello spot di Italia Longeva il rapporto speciale tra nonno e nipote per sensibilizzare sulla importanza della prevenzione vaccinale per difendersi dalle malattie più temibili nella terza età

Ultime News

Più letti