Lo suggerisce un'analisi del Tongji Medical College (Cina), pubblicato su Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica
Il consumo di caffeina non sembra ridurre le probabilità di successo dei trattamenti per la fertilità nelle donne, mentre occorre fare attenzione al consumo di alcol, che diminuisce le possibilità di avere un figlio anche quando a bere, nelle coppia, è l'uomo. Lo suggerisce un'analisi del Tongji Medical College (Cina), pubblicato su Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica, che ha preso in considerazione i risultati di 7 studi sul consumo di caffeina e di 9 studi sul consumo di alcol, per un totale di 26.922 donne (e partner) che hanno fatto ricorso ai trattamenti per la fertilità. "Le coppie dovrebbero essere consapevoli che alcuni fattori modificabili del loro stile di vita, come il consumo di alcol, possono influenzare i risultati del trattamento. Ma quanto questi fattori influiscano sul sistema riproduttivo deve essere ancora approfondito", ha affermato Yufeng Li, tra gli autori dello studio.
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La stimolazione ovarica rappresenta il primo passo nei percorsi di procreazione assistita e un approccio personalizzato in questa fase può contribuire a fare la differenza per l’esito dei trattamenti
l 7° Congresso Nazionale della Società Italiana della Riproduzione Umana si svolgerà a Bari dall’11 al 13 aprile 2024 e vedrà importanti novità
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Sin dal momento della diagnosi di neoplasia, la presa in carico nutrizionale rappresenta uno degli snodi cruciali del percorso di cura: più di un paziente su due (51%), alla prima visita oncologica, riporta infatti dei deficit nutrizionali e quasi un
"Nello specifico riteniamo che sia utile emettere solo il certificato che documenta l’inizio dell’infortunio, ritendo pertanto non necessario né appropriato il rilascio di altre certificazioni successive"
Di Silverio: "Questa riforma rappresenta a nostro avviso un tentativo di ulteriore parcellizzazione basata sulla spesa storica nella logica del povero sempre più povero e ricco sempre più ricco"
Il punteggio medio (in una scala da 0 a 10) per i medici è passato da 7,3 nel 2021 a 6,9 nel 2023 e, analogamente, per il personale sanitario non medico da 7,2 a 6,8
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