Per combattere il problema della resistenza ai farmaci, nei laboratori dell’ISS sono state messe a punto alcune linee cellulari di melanoma resistenti a quello specifico farmaco antineoplastico
Sono state individuate alcune proteine significativamente interessate nei meccanismi cellulari alla base della resistenza del melanoma cutaneo a uno dei farmaci (il vemurafenib) più utilizzati contro questo tumore. Tra queste proteine una in particolare, la diidrolipoamide deidrogenasi, un enzima cruciale per il metabolismo energetico di tutte le cellule, si è rivelata la più interessante agli occhi dei ricercatori dell’ISS che hanno coordinato lo studio - pubblicato su Molecules - in collaborazione con colleghi dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, IDI-IRCCS di Roma e del Laboratorio di Bioinformatica e Biologia Computazionale dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR, di Avellino.
Proprio per combattere il problema della resistenza ai farmaci, nei laboratori dell’ISS sono state messe a punto alcune linee cellulari di melanoma resistenti a quello specifico farmaco antineoplastico.
Il melanoma cutaneo è un tumore che fa ancora paura, perché nonostante alcuni buoni risultati ottenuti con le nuove terapie, quando purtroppo è diagnosticato in uno stadio avanzato resta tra più aggressivi dei tumori della pelle. Infatti i nuovi farmaci spesso riescono inizialmente a contrastare la crescita del tumore, ma poi in molti casi insorge una resistenza ai farmaci stessi e la neoplasia riprende il sopravvento. Inoltre, negli ultimi anni si è registrato un ritardo nella diagnosi del melanoma, anche perché durante la pandemia gli screening per questo tipo di tumore (come purtroppo anche per tutti gli altri tipi) sono stati eseguiti con minore frequenza. Nel 2020, come si legge nei “Numeri del cancro in Italia 2020”, redatto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), in Italia sono state stimate circa 14.900 nuove diagnosi di melanoma della cute: 8.100 negli uomini e 6.700 nelle donne.
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