La platea di persone interessate alla misura sono solo quelle del 1960 e 1961 (quindi 62 e 63 anni) perché quelle più anziane sono già uscite con quota 100 (il 1959 con 62 anni nel 2021) e le più giovani saranno ancora bloccate
La manovra del Governo Meloni punta sulle pensioni con quota 103 - occorrono almeno 62 anni di età e 41 di contributi - e una stretta sul recupero dell'inflazione per le pensioni più alte. E in più confermate Opzione donna e dell'Ape sociale. Per la flessibilità in uscita dovrebbe essere stanziato nel complesso circa un miliardo mentre i risparmi della stretta sulla perequazione delle pensioni più alte dipenderà dalle soluzioni scelte. Potrebbe valere circa 1,5 miliardi se si riducesse il recupero dell'inflazione dal 75% al 50% per le pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè a 2.621 euro lordi al mese.
Ma potrebbe anche superare i tre miliardi se si tagliasse al 50% anche la perequazione delle pensioni tra le quattro e le cinque volte il minimo (tra i 2.097 euro e i 2.621). Questo se si decidesse il taglio netto sull'intero assegno. Ma non sono escluse anche soluzioni meno tranchant. I risparmi sarebbero minori se il taglio si facesse solo per la parte di pensione che eccede i 2.097 euro, in pratica applicando una franchigia per la parte di pensione fino a quattro volte il minimo: si risparmierebbe così 1,45 miliardi.
Sul fronte della flessibilità in uscita la nuova legge di Bilancio dovrebbe prevedere l'introduzione di Quota 103 con almeno 62 anni di età e 41 di contributi alla quale dovrebbe affiancarsi una finestra mobile di tre mesi per il lavoro privato e di 6 mesi per i dipendenti pubblici così come è stato previsto per Quota 100. Le risorse da stanziare per il 2023 dovrebbero essere intorno a 700 milioni per una platea totale di circa 47mila persone. Ma è probabile che le uscite reali si fermino alla metà della platea - meno di 25mila persone quindi - soprattutto se si deciderà per il divieto di cumulo con il lavoro come è stato previsto per Quota 100. In quel caso a fronte di una platea di un milione di persone con i requisiti nel triennio 2019-2021 ne sono uscite circa 380mila. Il divieto di cumulo con il lavoro dovrebbe essere però "ammorbidito" con la possibilità di avere redditi dal lavoro annui per importi fino a 5mila euro (senza la definizione di lavoro occasionale). La cifra da spendere per questa Quota 103 che sostituirebbe la Quota 102 che si esaurisce a fine 2022 raddoppierebbe nel 2024 con circa 1,4 miliardi di spesa dato che con la finestra mobile le persone riceveranno i primi assegni solo da aprile 2023 (da luglio i pubblici). Per alcuni il pensionamento arriverà anche più avanti nel caso i requisiti si perfezionino nel corso dell'anno. Le coorti che saranno interessate alla misura sono solo quelle del 1960 e 1961 (quindi 62 e 63 anni) perché quelle più anziane sono già uscite con quota 100 (il 1959 con 62 anni nel 2021) e le più giovani saranno ancora bloccate. Chi infatti avrà nel 2023 64 anni di età e 41 di contributi ne aveva già 62 di età e 39 di contributi nel 2021 e aveva quindi i requisiti per Quota 100.
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