In attesa di conoscere i dati definitivi del 2022, che saranno resi noti nell’Assemblea Nazionale della Fondazione di fine aprile, si può riprendere in mano il bilancio preventivo Enpam per il 2023, da cui trarre tendenze e spunti interessanti.
Per l’anno appena iniziato, la Fondazione ha stimato una spesa previdenziale ed assistenziale di oltre 3,49 miliardi di euro, che salgono ad oltre 3,53 miliardi, aggiungendo le uscite per l’indennità di maternità ed i sussidi per la genitorialità, che hanno una contabilità separata. Rispetto ai dati da preconsuntivo 2022, che contemplano un’uscita di oltre 2,92 miliardi, la spesa dovrebbe aumentare del 19,64%.
Ma quali sono i motivi di un incremento così consistente? Le stime hanno tenuto conto principalmente:
Effetti dell’inflazione. La rivalutazione annua delle pensioni Enpam è pari al 75% dell’indice Istat fino a quattro volte il trattamento minimo Inps e, oltre tale limite, al 50% di tale indice. Essendo stato acquisito, come detto, un indice dell’8,1%, la quota pensionistica fino a 4 volte il minimo sarà incrementata (dopo l’approvazione ministeriale della relativa delibera, con pagamento degl arretrati da gennaio) del 6,08% (a fronte dell’1,43% applicato nel 2022) e la quota eccedente del 4,05% (contro lo 0,95% dello scorso anno).
Come si evolve la spesa per pensioni. In tutte le gestioni Enpam risulta aumentato il numero di coloro che hanno presentato domanda di pensione ordinaria, con conseguenti riflessi sulle uscite previdenziali. Basti pensare che il numero delle nuove pensioni ordinarie in 9 anni è passato dalle 7.725 unità del 2014 alle 27.950 del 2022, con un incremento del 262%. Si stima che la spesa per le pensioni ordinarie nel 2023 aumenterà del 23,65% rispetto al 2022; quella per le pensioni di inabilità del 12,53%; quella per le pensioni a familiari superstiti dell’8,03% e quella per le integrazioni al trattamento minimo Inps del 7,14%.
Classe pensionanda. L’analisi dei nuovi pensionati è strettamente legata alla numerosità della classe pensionanda. Dopo gli incrementi registrati negli scorsi anni, la numerosità dei soggetti che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata (62 anni di età e 35 di contributi) o di vecchiaia (68 anni di età), che costituiscono appunto la classe pensionanda, si è stabilizzata, anche se su livelli molto elevati.
Per la Gestione Quota B del Fondo Generale, nel 2022 si evidenzia ancora una crescita della classe pensionanda (+1,07% rispetto al 2021) sebbene in misura estremamente ridotta rispetto agli anni precedenti. Per la Gestione dei medici di medicina generale, a seguito dell’aumento del numero dei nuovi pensionati, la classe pensionanda del 2022 risulta in diminuzione (- 11,57% rispetto al 2021). Anche per la Gestione degli Specialisti ambulatoriali, l’aumento del numero dei nuovi pensionati determina una diminuzione della classe pensionanda del 2022 (- 5,06% rispetto al 2021). Questo ovviamente non significa che la spesa per pensioni abbia prospettive immediate di riduzione, visto il gran numero di pensionati presi in carico, ma che l’aumento dei prepensionati ha di fatto anticipato la fase più intensa della gobba pensionistica, che è ora giunta al suo apice e tende ad una progressiva discesa.
Codice TRO-2023-001
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