Il Servizio sanitario nazionale deve far fronte a numerose problematiche, prime fra tutte la carenza di personale che incombe sulle strutture pubbliche, criticità maggiormente evidente per i medici dell'emergenza-urgenza
"Sicurezza, qualità e affidabilità sono sempre i punti di riferimento degli argomenti che vengono trattati e quest'anno assumono un significato particolare in quanto, di fronte ad una sempre più accentuata carenza di risorse, risulta quanto mai difficile costruire percorsi tecnico-organizzativi. Il Servizio sanitario nazionale deve far fronte a numerose problematiche, prime fra tutte la carenza di personale che incombe sulle strutture pubbliche, criticità maggiormente evidente per i medici dell'emergenza-urgenza. I turni massacranti e le remunerazioni non aggiornate da anni hanno reso nel tempo il lavoro dipendente poco attrattivo. Molte aziende sanitarie pubbliche hanno fatto ricorso ai liberi professionisti e alle cooperative, con evidenti effetti collaterali, non solo in termini di spesa, ma soprattutto per quel che riguarda l'organizzazione del lavoro, del benessere dell'operatore e della centralità del malato.
Vergallo (nella foto): La politica trascura anestestisti rianimatori. C'è sforzo per incentivare i colleghi ps, ma ancora insufficiente
- Presidente, quali sono le principali criticità con cui la medicina di area critica si scontra?
"Le criticità hanno tutte un fattore comune che è la comunanza di trattamento, anche economico-stipendiale, che non fa alcuna differenza tra le varie unità operative. Stiamo parlando evidentemente dell'ambito ospedaliero, quindi sia dei medici dei diversi reparti sia di quelli che l’AAROI-EMAC rappresenta, cioè gli anestesisti rianimatori e i medici di pronto soccorso e di emergenza: tutti, sostanzialmente, sono remunerati nella stessa maniera. C'è un ultimo sforzo in queste ultime ore da parte della politica di incentivare anche economicamente i colleghi del pronto soccorso, giustamente, ma temiamo che questo non sia sufficiente e soprattutto trascuri gli anestesisti rianimatori".
- Siete delusi, finora, dalla gestione politica della sanità. Cosa chiedete alle istituzioni?
"Dopo oltre due anni di impegno importante, durante i quali siamo stati sommersi dalla qualifica di 'eroi', che abbiamo rifiutato fin dall'inizio, siamo delusi dai provvedimenti che non sono altro che palliativi rispetto ad una situazione che negli ospedali è tragica e che, oltretutto, sta facendo sì che vengano sprecate risorse pubbliche importantissime con ricorsi a medici 'gettonisti' nei settori più importanti, che sono proprio quelli dell'area critica".
- Per ricordare il lavoro svolto dai medici durante la pandemia AAROI-EMAC ha organizzato anche una mostra fotografica ('Intensive Care Shots. Pandemia 2020-2022'), che con 35 scatti testimonia la fatica e l'impegno degli anestesisti rianimatori durante l'emergenza sanitaria. Gli italiani e le istituzioni dimenticano troppo in fretta?
"Assolutamente sì, dimenticano troppo in fretta, salvo poi correre ai ripari d'emergenza laddove la politica è sensibile alle lamentele dei cittadini. L'aspetto più evidente è l'esempio dei pronto soccorso, perché è chiaro che le barelle accatastate nei corridoi creano quella sensibilità che sarebbe dovuta nascere decenni fa, quando è mancata una buona programmazione delle risorse umane necessarie per far funzionare i servizi indispensabili".
Marinangeli: Il nostro comitato tecnico scientifico fondamentale per la sicurezza dei nostri pazienti
- Dottor Marinangeli, intanto parliamo di una novità: è nato il Comitato scientifico di AAROI-EMAC per lo studio della responsabilità professionale. Ma che ruolo può avere, nello specifico, nell'ambito dell'Area Critica?
"Un ruolo fondamentale, perché con la legge Gelli è cambiata la prospettiva rispetto alle problematiche medico-legali, ma soprattutto a quelle relative al percorso in sicurezza dei pazienti. AAROI-EMAC ha un'attenzione particolare per i percorsi sicuri, per cui è nato un Comitato tecnico scientifico che ha proprio la funzione di studiare i dati della malpractice, ma anche le linee guida di buona pratica e tutto quello che riguarda la sicurezza dei pazienti nell'Area Critica, quindi anestesia, rianimazione, pronto soccorso e 118. Tale Comitato studia i dati, dunque, ha rapporti con la compagnia assicuratrice e in qualche modo riesce a negoziare sulle questioni medico-legali. Non solo: si occupa anche della formazione, perché basandosi sui dati della malpractice suggerisce spunti al Centro di formazione AAROI-EMAC SimuLearn® di Bologna per costruire dei percorsi di formazione per gli anestesisti rianimatori e i medici di area critica. Tutte le attività del Comitato sicuramente daranno una svolta e un significato molto più profondo a quella che deve essere la legge Gelli nel nostro Paese".
- Il Comitato tecnico è nato dopo l'emergenza sanitaria. Allora le chiedo: come ha influito la pandemia nella visione del mondo dei Medici Anestesisti Rianimatori e di Area Critica nel contesto sanitario?
"La pandemia ha influito tantissimo, basti pensare alla percezione del mondo esterno rispetto al medico anestesista rianimatore o di area critica: prima della pandemia pochi sapevano della loro funzione o di quella dei medici di pronto soccorso. Durante il Covid c'è stato un importante stress-test, durante il quale ci siamo resi conto dei problemi che c'erano dietro all'Area Critica. Oggi c'è una visione completamente diversa, si pensi banalmente al decreto Calabria e al ruolo degli specializzandi nella sanità: senza di loro non saremmo stati in grado di superare la pandemia. Però adesso ci troviamo di fronte a grandi sfide, tra cui la fuga di personale dai pronto soccorso, la gestione di questi specialisti in formazione, quindi i rapporti tra le Asl e le università. Nello stesso tempo, però, questa è la nota positiva, ci si è resi conto dell'indispensabilità del medico di Area Critica nel sistema sanitario nazionale. Abbiamo poi una nuova consapevolezza di cosa sono le maxi-emergenze. Tutto questo deve portarci a delle riflessioni, per investire su punti strategici del sistema sanitario".
Iacobone: La pandemia ha spazzato via 20 anni di progressi in area critica
- Il meeting SAQURE è incentrato sulla qualità e la sicurezza delle cure, ma non sempre tutto il lavoro svolto dagli operatori sanitari viene percepito dai pazienti e dai loro familiari. E' così?
"E' un tema a noi caro, in tutte le edizioni di SAQURE ci siamo sempre occupati in maniera approfondita di sicurezza e qualità delle cure. Al centro del processo di cura c'è sicuramente il paziente e il familiare, per cui il nostro obiettivo è quello di coinvolgere il familiare e di renderlo partecipe di tutte le cure intensive che mettiamo in atto nei nostri reparti, dal pronto soccorso alla terapia intensiva, fino alla sala operatoria e agli ambulatori di terapia del dolore".
- Di questi aspetti se ne discute ormai da oltre 20 anni, come mai non si è trovata ancora una soluzione? E cosa sta facendo in merito l’Aaroi-Emac?
"Da venti anni parliamo in effetti di terapia intensiva aperta, di coinvolgere i familiari e di migliorare i rapporti con i pazienti, con i familiari e anche all'interno dell'equipe di cura. In realtà prima della pandemia avevamo fatto dei passi in avanti, avevamo raddoppiato il numero di ore in cui i familiari potevano accedere in terapia intensiva e inoltre avevamo raddoppiato il numero delle terapie intensive aperte h24 per i familiari. La pandemia però ha spazzato via tutto, dobbiamo quindi ricominciare e sensibilizzare nuovamente gli operatori sanitari, perché gli stessi trovano dei benefici quando i rapporti con i pazienti e con i familiari sono migliori. In questo modo riusciamo anche a ridurre i sintomi da stress: è vero che le cause e le soluzioni sono più articolate, ma quando riusciamo ad ottenere dei buoni rapporti, allora anche il benessere degli stessi operatori sanitari ne trae giovamento".
- Anche la comunicazione, dunque, riveste un ruolo fondamentale...
"La comunicazione è molto importante, AAROI-EMAC infatti sta facendo dei corsi per la comunicazione e per salvaguardare il benessere degli operatori sanitari. Abbiamo il Centro di simulazione SimuLearn® a Bologna, dove nei corsi, oltre a implementare e migliorare le capacità cliniche, come è ovvio, vogliamo anche migliorare le capacità e tecniche non cliniche, quindi migliorare il rapporto tra gli operatori sanitari e l'alleanza terapeutica che si può instaurare con i pazienti e con i familiari".
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