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Enpam; aumenta il contributo quota A. I nuovi importi

Previdenza Redazione DottNet | 26/05/2023 17:06

Nel 2024 è lecito attendersi una emissione a ruolo che, per un contribuente ordinario, potrebbe aggirarsi sugli € 1.992,40 complessivi, circa 50 euro in più, come preannunciato dal Presidente Oliveti, rispetto al precedente sistema

L’Assemblea Nazionale dell’Enpam, riunitasi sabato 29 aprile, oltre all’approvazione del bilancio consuntivo, ha proceduto a modificare il meccanismo annuale di aggiornamento del contributo minimo obbligatorio alla Quota A del Fondo di Previdenza Generale. Fino a quest’anno, infatti, il contributo veniva incrementato del 75% del tasso di inflazione registrato fra il mese di giugno del secondo anno precedente alla riscossione ed il mese di giugno dell’anno precedente (quindi, per il contributo 2023, fra giugno 2021 e giugno 2022); questo valore veniva poi maggiorato di 1 punto percentuale e mezzo.  Il nuovo meccanismo prevede invece un incremento del 100% del tasso di inflazione del medesimo periodo, con una maggiorazione di 3 punti percentuali. 

Per esemplificare, il tasso di inflazione giugno 2021/giugno 2022 è stato pari a + 7,8%. Pertanto, il 75% di tale variazione risulta pari a + 5,85%, a cui è stata applicata la maggiorazione di un punto e mezzo percentuale, determinando un’aliquota del 7,35%. Il contributo ordinario del 2022 era di € 1.615,02; con la maggiorazione del 7,35%, nel 2023 è arrivato ad € 1.733,72. Con il nuovo meccanismo la maggiorazione sarebbe stata di 7,8 + 3 = 10,8% e il contributo ordinario sarebbe quindi arrivato ad € 1.789,44, cioè si sarebbero pagati circa 56 euro in più. 

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E cosa succederà l’anno prossimo se, come appare scontato, i Ministeri ratificheranno la modifica? L’inflazione aprile 2022/aprile 2023 (la più recente attualmente disponibile) registra un aumento su base annua del + 7,9%. Ipotizzando un valore identico anche per giugno/giugno, con l’aggiunta di 3 punti percentuali l’aliquota di maggiorazione sarebbe del 10,9%, ed il contributo ordinario passerebbe quindi ad € 1.922,70. Quando sarà posto in riscossione, ad esso si aggiungerà anche l’importo del contributo di maternità, che quest’anno era pari ad € 69,70. Quindi, nel 2024 è lecito attendersi una emissione a ruolo che, per un contribuente ordinario, potrebbe aggirarsi sugli € 1.992,40 complessivi, circa 50 euro in più, come preannunciato dal Presidente Oliveti, rispetto al precedente sistema. 

Il motivo dell’aumento, che si spera si riporterà a dimensioni più accettabili quando l’inflazione comincerà a frenare la propria corsa, è legato al fatto che il patrimonio della Quota A si avviava ad un azzeramento nel 2036: da quell’anno quindi non ci sarebbero state più risorse per pagare le proprie pensioni, e ci si sarebbe dovuti affidare alla generosità delle altre gestioni. La Quota A, inoltre, rappresenta il pilastro sulla base del quale si fonda tutto il sistema di welfare della Fondazione: la Long Term Care, le prestazioni assistenziali, le indennità in caso di calamità naturale sono tutte finanziate dalla Quota A. Se non avesse più un patrimonio, mantenere tutte queste tutele sarebbe estremamente complicato. 

Si sa che le tre leve che si possono utilizzare per migliorare l’equilibrio di una gestione sono: l’aumento dell’età pensionabile, la riduzione delle prestazioni e l’aumento dei contributi. In questo caso, i primi due strumenti erano preclusi, perché l’età pensionabile è già a 68 anni, un anno in più del sistema pubblico e le prestazioni sono già calcolate, dal 2013, con il sistema contributivo, equilibratore per definizione. La scelta di un incremento dei versamenti era quindi obbligata.

Con l’intervento appena approvato, il patrimonio della Quota A si mantiene positivo per i prossimi 50 anni, cioè per tutto il periodo di osservazione, salvaguardando tutte le tutele attualmente in essere. Va infine sottolineato che l’aumento della Quota A non incide sulla contribuzione complessiva dei medici e odontoiatri liberi professionisti, che versano alla Quota B del Fondo Generale. Infatti, pagando più Quota A si alza anche il tetto di reddito autonomo già coperto da contribuzione, oltre il quale si devono poi pagare i contributi di Quota B. Guardando il sistema nella sua globalità, la riforma determina quindi uno spostamento di risorse dall’una all’altra gestione, con una riduzione del patrimonio della Quota B, che rimane comunque sempre positivo e in crescita per i prossimi 50 anni.

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