In Italia le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte, invalidità e ospedalizzazione, con elevati costi socioeconomici che si attestano a circa 19-24 miliardi di euro
- Sostenere campagne di informazione e sensibilizzazione sui corretti stili di vita, sul rischio cardiovascolare e sull’aderenza terapeutica, attuare programmi di formazione continua dei Medici di Medicina Generale centrati sui bisogni dei pazienti, implementando la collaborazione tra i primi e gli specialisti, promuovere una comunicazione personalizzata, modulata in relazione alle caratteristiche del paziente, incentivare l’impiego di farmaci in combinazione a dose fissa e garantire un accesso equo ed omogeneo alle terapie, riducendo in particolare le barriere burocratiche. Sono queste alcune delle principali conclusioni del documento "Proposte per migliorare prevenzione e aderenza terapeutica" messo a punto da Fondazione Onda a seguito di un Tavolo interregionale con clinici esperti e rappresentanti delle Istituzioni delle regioni Campania, Lombardia e Veneto.
Le malattie cardiovascolari, infatti, sono la principale causa di morte nel mondo. In Italia, in particolare, sono responsabili di oltre 230 mila morti all’anno, pari al 35 per cento di tutti i decessi, andando a rappresentare inoltre la prima causa di invalidità e ospedalizzazione nel nostro paese, con elevati costi socioeconomici che si attestano a circa 19-24 miliardi di euro.
Il ricorso a farmaci ad alto potenziale in termini di sostenibilità, la cui efficacia è supportata da ampie e consolidate evidenze scientifiche, costituisce la chiave per la diminuzione del rischio cardiovascolare, unitamente alla riduzione dei principali fattori di rischio, quali, per esempio, un’alimentazione scorretta, il tabagismo, la sedentarietà e l’obesità. Tuttavia, la mancata o scarsa aderenza ne compromette il successo terapeutico e rappresenta una delle principali cause di inefficienza dell’investimento pubblico. L’aderenza risulta cruciale non soltanto in ambito di prevenzione secondaria ma anche primaria, in relazione all’adesione e al mantenimento nel tempo dei corretti stili di vita: «l’insufficiente aderenza terapeutica da parte di pazienti con malattie cardiovascolari rappresenta un problema in termini di efficacia clinica, ma anche in termini di sostenibilità del sistema, alla luce dell’invecchiamento della popolazione che spesso presenta numerose comorbilità e quindi schemi di terapia complessi», commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda. «Per facilitare questi pazienti cronici, la semplificazione terapeutica con terapie di combinazione a dosaggio fisso unitamente all’utilizzo della telemedicina, costituisce una valida strategia per promuovere l’aderenza».
Dello stesso parere anche Massimo Volpe (nella foto), Presidente Siprec, Società Italiana per la Prevenzione cardiovascolare: «Al fine di conseguire la maggiore aderenza possibile occorre identificare e monitorare i fattori che possono predire una scarsa aderenza come ad esempio: età avanzata, declino cognitivo, ridotto livello socio-culturale, stile i vita ed abitudini lavorative del paziente, multimorbidità, schemi terapeutici complessi con molti farmaci e molteplici somministrazioni, insufficiente comunicazione medico-paziente».
Anche nel caso dell’ipertensione arteriosa, che, insieme all’ipercolesterolemia, rappresenta una delle condizioni di rischio cardiovascolare più diffuse, seppur spesso sottovalutate, un incremento dell’aderenza alla terapia è associato ad una diminuzione del rischio stesso. Tuttavia, lo studio italiano Save your heart condotto in 21 farmacie comunitarie in pazienti di età superiore o uguale a 50 anni in trattamento antiipertensivo ha evidenziato un parziale o mancato controllo dei principali fattori di rischio associati ad evento cardiovascolare fatale, sottolineando la necessità di un approccio clinico che miri ad intercettare, trattare efficacemente e seguire i soggetti che non risultino essere a target, per limitare probabili conseguenze cardiovascolari a medio e lungo termine. A tal fine, è dunque determinante il ruolo del Medico di Medicina Generale nella corretta educazione del paziente, nell’identificazione delle condizioni di rischio cardiovascolare, nella presa in carico, nel monitoraggio dei parametri di riferimento, del raggiungimento e mantenimento dei target terapeutici, dell’eventuale insorgenza di effetti collaterali, dell’aderenza e persistenza alle indicazioni di prevenzione primaria e alle prescrizioni farmacologiche.
«La mancata aderenza alle terapie farmacologiche ha un costo per lo Stato in termini di ospedalizzazioni evitabili, cure d'emergenza e visite ambulatoriali, portando con sé importanti complicanze, nonché un peggioramento della qualità di vita dei pazienti e una maggiore prevalenza e recidiva della malattia. Diventa fondamentale inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) un indicatore specifico che misuri in modo standardizzato l’aderenza terapeutica e le performance dei Sistemi sanitari nazionali. È necessaria, inoltre, una nuova visione della medicina territoriale, che preveda l’istituzione di una rete tra pazienti, medici di medicina generale e specialisti, così come proposto dalla Lega in un disegno di legge in discussione al Senato», conclude Sen. Elena Murelli, Capogruppo in Commissione 10a Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale e Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari, Senato della Repubblica L’iniziativa è stata realizzata con il contributo incondizionato di Sandoz.
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