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La protesta dei giovani medici: non siamo schiavizzandi tappabuchi, subito la riforma

Professione Redazione DottNet | 25/09/2023 19:05

I giovani medici chiedono di aprire una fase riformatrice che archivi l'attuale inquadramento del medico specializzando, fermo al 1999 e lontano anni luce da tutti i suoi colleghi europei

Oltre 300 medici specializzandi provenienti da tutta Italia hanno dato vita ieri a Roma alla manifestazione organizzata da ANAAO GIOVANI, ALS E GMI per sensibilizzare il mondo politico, accademico e civile sui problemi di un’intera generazione di giovani medici e proporre soluzioni adeguate a un tema, quello della formazione degli specialisti del domani.

I giovani medici chiedono di aprire una fase riformatrice che archivi l'attuale inquadramento del medico specializzando, fermo al 1999 e lontano anni luce da tutti i suoi colleghi europei, che in termini di diritti e tutele lo rende più simile ad uno studente rispetto che ad un professionista, e soprattutto di esserne co-protagonisti. È intollerabile - sostengono i promotori della manifestazione Giammaria Liuzzi (Anaao Giovani), Massimo Minerva (ALS) e Antonio Cucinella (GMI) - apprendere che sia stato insediato un gruppo di lavoro ministeriale per riformare tale anacronistico inquadramento senza la presenza di nemmeno un giovane medico. Chiediamo con forza e determinazione l'inserimento di nostri rappresentanti in tale gruppo o l'istituzione di un tavolo parallelo da noi composto che lavori in sinergia per evitare di formulare una riforma non all'altezza delle molteplici problematiche vigenti. Non possiamo ipotizzare di veder nascere una riforma delle specializzazioni mediche senza un aumento retributivo, mai indicizzato, che attualmente ammonta a 1300€ mensili al netto di tasse universitarie, ENPAM, Ordine dei Medici e assicurazione obbligatoria.

Non possiamo tollerare che in futuro il medico specializzando non sia inquadrato come un professionista che si forma anche e soprattutto nei cosiddetti Learning Hospital (Ospedali d'insegnamento non universitari e non solo ammassati in pochi reparti universitari con rapporto giovani medici posti letto 10:1), con la certificazione delle loro competenze come avviene per i dirigenti medici e non attraverso un esame di passaggio annuo che molte volte viene utilizzato come "Spada di Damocle". Non possiamo tollerare la non abolizione delle incompatibilità per gli specializzandi che pretendono, in assenza di una indennità di esclusività, di essere padroni del proprio tempo. Senza tutto ciò, non si risolverà mai la carenza di specialisti in quelle branche come la medicina d'emergenza: l'aumento degli ingressi a medicina e il maggiore finanziamento di contratti di formazione MEU non risolverà il problema, occorre una riforma strutturale con al centro lo specializzando MEU, al quale non si può chiedere di fare da tappabuchi a 1300€ con zero diritti e tutele e lavorando a fianco di gettonisti che percepiscono anche 700€ al giorno!

In merito all'attuale concorso di specializzazione, scendiamo in piazza per pretendere la pubblicazione dei questionari anonimi di valutazione suddivisi per singola specialità: la nostra richiesta, oltre ad essere una battaglia di trasparenza contro chi fa ostruzionismo per non far palesare le innumerevoli problematiche, è fondamentale per dare uno strumento oggettivo ai futuri specializzandi nella scelta della specialità a loro più consona ed evitare di avere anche quest'anno migliaia di contratti assegnati e poi abbandonati. Inoltre, a causa dell'ennesima inefficienza di alcuni funzionari, c'è stato anche quest'anno ritardo sul cronoprogramma stabilito dal bando e pertanto i neo Specializzandi avranno solo 14 giorni per doversi trasferire e trovare casa e avranno infine meno scaglioni straordinari per potersi vedere assegnata la scuola a loro più consona: pretendiamo una proroga della presa di servizio per evitare l'ennesimo disservizio ai danni dei giovani medici e per minimizzare i contratti che inevitabilmente andranno non assegnati.

Siamo pronti, in mancanza di una reale e fattiva volontà di confronto, a organizzare manifestazioni in tutte le facoltà italiane e organizzare diverse giornate di assenza di tutti gli specializzandi dai reparti, dimostrando che senza di loro migliaia di reparti universitari collasserebbero perché noi Specializzandi, contrariamente a quanto stabilito dalla legge, sostituiamo integralmente il personale medico di ruolo.

Un esempio? La storia di Federica. Dopo aver studiato anni sui libri di Medicina arrivano i problemi per i giovani camici bianchi: la specializzazione. Oggi il post laurea sembra un percorso ad ostacoli tra ritardi burocratici, poche borse disponibili e poi l'assegno che spesso non permette a chi non ha altre entrare di lavorare e vivere nelle grandi città. E' la storia di Federica Bennardo, 27 anni, originaria di Salerno ma da 8 anni a Milano dove si è laureata in Medicina "grazie a una borsa di studio alla Bicocca. Lo scorso anno ho fatto il test per il concorso per le scuole di specializzazioni - racconta all'Adnkronos Salute - che è andato anche bene. Ho superato il concorso per la specializzazione in Medicina legale, non la prima scelta ma avrei voluto provare per capire la vita di reparto, una cosa che non ti spiegano quando studi Medicina ma si deve essere lungimiranti e capire se quella specializzazione fa al caso tuo e io avrei voluto provarci. Ma ho deciso di non entrare: a Milano c'è una bolla immobiliare pazzesca e i soldi della borsa di specializzazione non bastano".

"Io pago un affitto di casa altissimo, escluse poi le spese di luce e gas - prosegue la dottoressa che oggi è scesa in piazza a Roma con i colleghi per protestare contro le condizioni degli specializzandi in Medicina - La borsa di specializzazione è di 1.600 euro, per cui ho deciso che non mi conveniva perché con la libera professione si guadagna molto di più, anche il triplo. Allora meglio mettere un po' di soldi da parte e fare la specializzazione tra qualche anno. Io ho fatto il medico di medicina generale, le guardie mediche, lavoravo in Rsa, e davo la disponibilità 7 giorni su 7 perché volevo imparare e stare sul campo".

Perché Milano e non una altra sede per la specializzazione? "La formazione a Medicina a Milano è molto buona e avrei voluto continuare il percorso dove mi sono laureata", risponde Bennardo che alla domanda se la sua situazione è comune ad altri colleghi risponde che "è molto diffusa, poi certo c'è chi è aiutato dai genitori. Ma chi lavora a Milano, Torino, Firenze e Roma, ha questo problema - conclude - sono città che con la sola borsa di studio della specializzazione ti permettono solo di sopravvivere e non di vivere".


 

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