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Quasi 2 milioni i giovani ipertesi, rischiano infarto e ictus

Cardiologia Redazione DottNet | 26/09/2023 11:23

Il rischio è un infarto a cinquant'anni, un ictus ancora prima di andare in pensione

Troppi i giovani ipertesi nel nostro Paese: il 14% degli under 35 (quasi 2 milioni) ha già la pressione sopra la norma (120/80 mmHg), fino al 4% dei bimbi da 6 a 11 anni con valori alterati senza saperlo. Il rischio è un infarto a cinquant'anni, un ictus ancora prima di andare in pensione. È l'allarme lanciato in occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2023, dagli esperti della Società Italiana di Cardiologia (Sic), che citano un ampio studio svedese appena pubblicato sugli Annals of Internal Medicine secondo cui essere ipertesi in tarda adolescenza aumenta considerevolmente il rischio cardiovascolare da adulti. Queste dunque le raccomandazioni Sic: iniziare a misurare la pressione già da adolescenti; mantenere il giusto peso attraverso una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura e cerali integrali e povera di sale, grassi saturi e zuccheri.

Fondamentale aumentare ad almeno 150 minuti alla settimana l'attività fisica e soprattutto evitare fumo e alcol, che danneggiano cuore e vasi. Infine, è opportuno insegnare ai giovani anche una buona gestione dello stress, che contribuisce a innalzare la pressione ed è un elemento di rischio molto frequente fra i giovani adulti, spiega spiega Francesco Barillà, dell'Università di Roma Tor Vergata; le stesse raccomandazioni valgono anche per i giovani ipertesi che in genere non necessitano di farmaci contro la pressione alta.

"I dati delle università svedesi di Umea e Uppsala sono molto solidi: quasi 1,4 milioni di uomini a cui è stata misurata la pressione durante la visita di leva a 18 anni sono stati seguiti fino a cinquant'anni - spiega Pasquale Perrone Filardi, Presidente Sic. Nel campione svedese circa il 29% dei diciottenni aveva valori di pressione, superiori alla norma, il 54% poteva essere classificato come iperteso. In queste persone, negli anni, si è registrato un graduale e sostanziale incremento nel rischio di eventi cardiovascolari, tanto che un diciottenne iperteso su dieci ha avuto un infarto o un ictus prima della pensione".

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