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Cardiopatia ischemica, un palloncino ne rivoluziona il trattamento

Cardiologia Redazione DottNet | 19/01/2024 16:54

Si chiama Deb (Drug Eluting Balloon) e oltre a dilatare i vasi sanguigni, rilascia un farmaco antiproliferativo, che aiuta a prevenire la formazione di occlusioni

Un palloncino per il trattamento della cardiopatia ischemica. Si chiama Deb (Drug Eluting Balloon) e oltre a dilatare i vasi sanguigni, rilascia un farmaco antiproliferativo, che aiuta a prevenire la formazione di occlusioni o restenosi senza lasciare alcun residuo metallico nel paziente. Se ne è parlato nel corso del simposio organizzato da Summeet, evento patrocinato della Società Europea di Cardiologia (ESC), della Società Italiana di Cardiologia (SIC), della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), della Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE) con l'obiettivo di evidenziare le ultime innovazioni ed i progressi correlati in campo cardiovascolare con l'utilizzo di questa tecnologia.

 

"Nella Regione Lazio - spiega Giuseppe Sangiorgi (nella foto) dell'Unità Operativa di Emodinamica del Policlinico di Tor Vergata - il nostro centro è capofila come numero di interventi eseguiti con solo DEB senza dover impiantare nessuno stent, con il vantaggio di ridurre al minimo le potenziali complicanze legate alla presenza di un corpo estraneo all'interno dei vasi ed a ridurre al tempo stesso la necessità di una duplice terapia anti-aggregante a lungo termine". Di 1200 trattamenti annuali un quarto è già fatto solo con palloncino medicato. 

"L'uso dei DEB nel campo dell'angioplastica coronarica - continua Sangiorgi - ha mostrato risultati promettenti in termini di riduzione delle restenosi, ovvero la ricomparsa di una stenosi nel vaso trattato a distanza di tempo". In futuro, l'obiettivo è quello di utilizzare questa tecnica anche per altri interventi come l'angioplastica periferica e l'angioplastica carotidea. "Questo apre interessanti prospettive per il trattamento di malattie vascolari che coinvolgono altre parti del corpo ed in vasi a basso flusso, dove l'impianto di stent non è opportuno - come nel caso dei pazienti affetti da disfunzione erettile", conclude Sangiorgi.

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