Canali Minisiti ECM

L'immunoterapia frena la progressione del tumore del fegato

Oncologia Redazione DottNet | 23/01/2024 18:20

È il dato saliente dello studio Emerald-1 presentato all'American Society of Clinical Oncology Gastrointestinal Cancers Symposium a San Francisco, da Riccardo Lencioni, docente di Diagnostica per Immagini all'Università di Pisa

L'aggiunta del farmaco immunoterapico durvalumab all'attuale standard di cura (la cosiddetta chemioembolizzazione) raddoppia il tempo di progressione della malattia nei pazienti con tumore del fegato. È il dato saliente dello studio Emerald-1 presentato all'American Society of Clinical Oncology Gastrointestinal Cancers Symposium a San Francisco, da Riccardo Lencioni, docente di Diagnostica per Immagini all'Università di Pisa.    Circa il 20-30% dei pazienti con carcinoma epatocellulare, il più comune tumore del fegato che complessivamente in Italia colpisce 12.200 persone ogni anno, è eleggibile per la chemioembolizzazione transarteriosa, una procedura che blocca l'afflusso di sangue al tumore e permette di somministrare la chemioterapia o la radioterapia direttamente al fegato. La maggior parte dei pazienti embolizzati va però incontro a progressione di malattia o recidiva entro un anno.   Lo studio ha confrontato in 616 pazienti con tumore del fegato non operabile, ma idoneo all'embolizzazione, l'efficacia dello standard di cura attuale con un protocollo che prevedeva il trattamento con durvalumab contemporaneamente alla chemioembolizzazione transarteriosa, seguito da durvalumab con o senza il farmaco bevacizumab.

pubblicità

La sperimentazione ha confermato la maggiore efficacia del nuovo regime: i pazienti che lo hanno ricevuto avevano un rischio del 23% più basso di progressione della malattia o morte, con un tempo trascorso fino alla progressione della malattia di 15 mesi, rispetto agli 8,2 mesi curati con la sola chemioembolizzazione.   Lo studio "evidenzia il ruolo importante dell'immunoterapia in combinazione con la chemioembolizzazione quando il tumore è confinato al fegato e la funzionalità epatica non è compromessa", commenta Vincenzo Mazzaferro, direttore della Chirurgia Oncologica (epato-gastro-pancreatica) e Trapianto di Fegato all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. "Alcuni di questi pazienti possono raggiungere livelli di risposta tumorale compatibili con terapie curative come la resezione del tumore o il trapianto".

Commenti

I Correlati

Previsto nell’Istituto dei tumori di Napoli il reclutamento di 30 nuovi ricercatori under 40. Più della metà degli studi approvati presentati da donne

IEO, gene già coinvolto in un altro tumore, serve il test genetico

L'iniezione scudo a mRna utilizza la stessa tecnologia degli attuali vaccini Covid ed è in fase di test negli studi di Fase III della fase finale

Studio sui topi, migliore risposta immunitaria

Ti potrebbero interessare

IEO, gene già coinvolto in un altro tumore, serve il test genetico

L'iniezione scudo a mRna utilizza la stessa tecnologia degli attuali vaccini Covid ed è in fase di test negli studi di Fase III della fase finale

Lo studio, pubblicato su JAMA Oncology, affronta un problema importante nel cancro alla prostata: come separare la forma a crescita lenta della malattia, che difficilmente causa danni, dal cancro più aggressivo

Un gruppo di scienziati ha ideato un sistema che sfrutta le citochine, facendo in modo che queste molecole si localizzino efficacemente all’interno delle neoplasie

Ultime News

Il primo appuntamento partenopeo si inserisce nella fase pilota del Progetto per un programma di screening nazionale nella popolazione pediatrica delle due patologie, promosso dall'Istituto Superiore di Sanità su incarico del Ministero della Salute

Greco (S.I.d.R.): “Prevenzione decisiva a supporto di genetica e stili di vita”

"Epidemia tra i mammiferi è un passo avanti verso l'uomo, non uno ma più ceppi si stanno adattando"

Benefici ottimali facendo 6-10 piani a piedi al giorno