"Finora non ci sono segni di adattamento all’uomo ma serve sorveglianza”. E invita a consumare latte pastorizzato
Il virus dell'influenza aviaria H5N1, responsabile dell'epidemia nei bovini da latte in corso negli Usa, “finora non mostra segni di adattamento alla diffusione tra gli esseri umani, ma è necessaria una maggiore sorveglianza”. Lo ha sottolineato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus (nella foto), durante il periodico briefing con la stampa sui temi sanitari più caldi a livello internazionale.
“Negli ultimi anni il virus H5N1 si è diffuso ampiamente tra uccelli selvatici, pollame, mammiferi terrestri e marini, e ora tra i bovini da latte”, ha ricordato il Dg Oms.
L'epidemiologa Maria Van Kerkhoveha evidenziato come l'OMS sia ben organizzata, in particolare dopo l'esperienza maturata con il Covid «Se la situazione dovesse evolversi in una Pheic», cioè in una emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale, «o in una pandemia» come è stato per Covid-19, «ma ancora una volta - precisa l'esperta - non siamo a quel punto, con le attuali tecnologie vaccinali stimiamo che si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini per l'influenza pandemica in un anno (a seconda di quanto antigene è necessario in ciascun vaccino)». Il processo di produzione sarebbe più veloce di quello per il Covid e i vaccini sarebbero disponibili entro 4-6 mesi.
Istituito nel 2011, il Pandemic Influenza Preparedness (PIP) Framework è un meccanismo attraverso il quale l'OMS ha stabilito accordi per lo sviluppo e la distribuzione rapida di vaccini in caso di emergenza pandemica. Attualmente, nonostante il monitoraggio continuo, non è necessaria l'attivazione di questo sistema. Al momento, ci sono due candidati virus vaccinali relativi ai virus del clade H5 2.3.4.4b pronti per lo sviluppo del vaccino e, eventualmente, per la produzione. Questi sono parte di un'ampia rete di sorveglianza, il Global Influenza Surveillance and Response System (GISRS), che comprende 152 Centri nazionali Oms in 130 Stati membri, oltre a centri di collaborazione e laboratori di riferimento Oms specializzati in virus H5.
L'aviaria sarà la prossima pandemia? «È fortemente possibile, se molti lavoratori delle aziende lattiero-casearie contraggono l'H5N1», il virus aviario che circola tra le mucche in diversi stati Usa, «rischiamo una pandemia». Jennifer B. Nuzzo, Lauren Sauer e Nahid Bhadelia, tre accademiche americane, lo scandiscono a chiare lettere in un intervento pubblicato sul Washington Post. Le misure «giustamente disposte» dal Dipartimento dell'Agricoltura per evitare che l'influenza aviaria si diffonda tra gli allevamenti bovini anche in altri stati del Paese, avvertono le tre esperte, «potranno ben poco contro la minaccia principale che l'H5N1 rappresenta per l'uomo: l'infezione dei lavoratori» delle imprese colpite. «La nostra incapacità di proteggerli», ammoniscono, non solo «mette a rischio la loro salute», ma «dà al virus l'opportunità di evolversi in un patogeno che costituirebbe un rischio maggiore per le persone, compresi coloro che vivono lontano dagli allevamenti».
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