Censis: confusi sulle informazioni, c'è una stanchezza vaccinale
Si consolida la propensione degli italiani ad impegnarsi nella prevenzione, con una crescita del peso anche della vaccinazione. Ma in una certa confusione di informazioni, non hanno una percezione chiara delle malattie del rischio a cui si può andare incontro. Prevalgono screening e controlli in assenza di sintomi (59,9%) e il mantenimento di uno stile di vita sano, con il controllo dell'alimentazione e l'impegno in una attività fisica (51,1%). È il 36,9% ad affermare di ricorrere alla vaccinazione, ed è una quota decisamente in crescita rispetto al 2014, anno della precedente indagine sul tema, in cui la percentuale si fermava al 16,9%.
Per quello che riguarda le scelte effettuate dai genitori, la stragrande maggioranza ha sottoposto a vaccinazione i propri figli (97,0%). Molto più ridotto è il ricorso alla vaccinazione in gravidanza: tra le donne intervistate solo il 36,7% ha effettuato almeno una vaccinazione e la quota diventa maggioritaria solo per le donne che hanno figli da 0 a 5 anni. Gli italiani denunciano ancora un eccesso di informazioni che confonde e che ritengono sia in aumento. Il tema della percezione del rischio appare centrale e dopo la pandemia è presente una sorta di stanchezza rispetto a quanto vissuto che si estende anche alle vaccinazioni, che pure sono riconosciute come un'arma strategica per superarla. Tuttavia, nonostante il riconoscimento quasi unanime del ruolo delle vaccinazioni nel debellare malattie importanti come la poliomielite (95,3%) e nella difesa della collettività dalla diffusione delle malattie (84,4%), insieme a quello del suo valore individuale come strumento per evitare la diffusione di malattie e complicanze (85,2%), non appaiono del tutto risolti i dubbi sull'efficacia e la sicurezza delle vaccinazioni.
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