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Tumore al seno, interazioni con altri farmaci nel 30% delle pazienti

Oncologia Redazione DottNet | 22/05/2024 13:48

Riducono l'efficacia delle cure anticancro. "Serve un nuovo approccio"

Nel tumore del seno metastatico il 30% delle pazienti presenta interazioni con farmaci assunti per patologie concomitanti, che possono ridurre in modo sostanziale l'efficacia delle cure anticancro. Lo dimostra lo studio italiano BioItaLEE, presentato al Congresso sul tumore del seno della Società Europea di Oncologia Medica che si è svolto a Berlino. Da qui l'importanza di adottare i principi della 'riconciliazione terapeutica' da parte dei clinici, per ridurre le conseguenze negative di queste interazioni farmacologiche."Un aspetto poco considerato è rappresentato proprio dai possibili rapporti tra le terapie somministrate al paziente oncologico per altre patologie e la risposta alle cure anticancro, come i farmaci a bersaglio molecolare e l'immunoterapia - spiega Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata -. Da qui la necessità di piattaforme per valutare le interazioni negative tra i farmaci. Per questo è stata realizzata, in collaborazione tra l'Università La Sapienza di Roma e l'Università La Charité di Berlino, una piattaforma, Drug-Pin, che mira alla 'riconciliazione terapeutica', cioè a rendere compatibili le diverse terapie assunte dal paziente, con l'obiettivo di ampliare il numero di pazienti che possono beneficiare dei farmaci a bersaglio molecolare o dell'immunoterapia".

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Nello studio sono state arruolate 287 pazienti: "Il 30% - afferma Andrea Botticelli, Responsabile della Breast Unit del Policlinico Umberto I Roma - ha presentato interazioni clinicamente significative, con una diminuzione dell'efficacia del trattamento standard di circa 8 mesi. Nelle pazienti con interazioni farmacologiche, infatti, la sopravvivenza libera da progressione ha raggiunto 20 mesi, rispetto ai 28 nelle altre donne prive di conflittualità fra terapie. Farmaci cardiologici, inibitori di pompa e antipsicotici erano le principali classi farmaceutiche in 'conflitto' con le cure oncologiche". La soluzione, avvertono gli specialisti, non consiste nell'interruzione delle cure per le altre patologie ma, a parità di principio attivo, nell'individuazione della terapia che non presenti conflittualità con il trattamento anticancro in corso.     "Così - conclude Marchetti - si potrebbero ridurre sofferenze e spese inutili".

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