Revocare le riforme fallimentari, investire nella medicina di prossimità e garantire condizioni di lavoro dignitose e attrattive
La sanità pubblica italiana “sta affrontando una crisi senza precedenti nella medicina del territorio”. La carenza di medici di medicina generale “è sempre più grave” e le condizioni di lavoro non invogliano i medici a restare. Occorre “cambiare radicalmente rotta” o tra poco ci ritroveremo ad assistere al fenomeno dei “gettonisti” sul territorio come già avviene da tempo negli ospedali. È l’allarme che lancia lo Snami, che in una lettera aperta al presidente Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, al ministro della Salute, Orazio Schillaci, e al presidente Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, offre la propria proposta per salvare la sanità di prossimità.
“È ormai evidente che le misure introdotte negli ultimi anni – Ruolo Unico, AFT, UCCP – non hanno migliorato l’assistenza territoriale, ma l’hanno resa più frammentata e disfunzionale. Con l’entrata a regime del ruolo unico, poi, si butta via la prossimità dell’assistenza costringendo il medico a turni in strutture asl, sottraendolo dai suoi compiti reali di assistenza. A queste condizioni, nessun giovane medico sarà invogliato a intraprendere questo percorso professionale”, la premessa da cui parte il sindacato.
Lo Snam chiede con forza:
1. “La revoca delle riforme fallimentari – Abbandonare modelli organizzativi che hanno mostrato di non rispondere alle esigenze reali del territorio”.
2. “Un investimento concreto nella medicina di prossimità – Sostenere i medici di famiglia con risorse, strumenti e autonomia, valorizzando la loro presenza stabile e continua sul territorio”.
3. “Condizioni di lavoro dignitose e attrattive – Semplificare l’accesso alla professione, ridurre la pressione burocratica, garantire supporti adeguati e restituire dignità al ruolo del medico di medicina generale”.
Se non verranno prese misure immediate e strutturali, per lo Snami, il rischio è appunto “quello del ‘gettonismo del territorio’: un modello disarticolato, costoso e privo di continuità assistenziale, che minerebbe alle fondamenta il principio di medicina di prossimità, pilastro del nostro Servizio Sanitario Nazionale”. Lo Snami si dice pronto a collaborare, “ma con chiarezza e fermezza: è necessario voltare pagina. La medicina generale deve tornare al centro delle politiche sanitarie, con un modello semplice, efficace e vicino alle persone”.
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