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La società civile in difesa della sanità pubblica: l’appello in 10 punti di 130 associazioni

Sanità pubblica Redazione DottNet | 02/05/2025 09:45

In un docmento i punti fondamentali per il rilancio del Servizio sanitario nazionale e la riaffermazione di principi e valori alla base del Servizio sanitario nazionale, strumento fondamentale per la tutela del diritto costituzionale alla salute

“Questo documento nasce dal lavoro congiunto di 130 associazioni che non vogliono arrendersi al declino del SSN e hanno sottoscritto l’appello Non possiamo restare in silenzio. La società civile in difesa della sanità pubblica. L’iniziativa è promossa da Associazione Salute Diritto Fondamentale, Associazione Giovanni Bissoni, LABOSS – Laboratorio Salute e Sanità, Associazione Alessandro Liberati, Prima la Comunità, Salute Internazionale, Cittadinanzattiva, Gruppo Abele, Forum Disuguaglianze e Diversità insieme a molte altre”. Illustrato oggi a Roma in un incontro in cui sono intervenuti tra gli altri, Nerina Dirindin, Vasco Errani, Rosy Bindi, don Virginio Colmegna, Elena Granaglia, Roberto Traversa, il documento sottoscritto dalle varie realtà individua dieci punti fondamentali per il rilancio del Servizio sanitario nazionale e riafferma i principi e i valori alla base del Servizio sanitario nazionale, strumento fondamentale per la tutela del diritto costituzionale alla salute.

1. Il declino del Ssn non è irreversibile. Il secondo pilastro - l’assistenza cosiddetta “integrativa” dei fondi e delle assicurazioni - non è la soluzione. Servono scelte coerenti con il dettato costituzionale, le priorità espresse dalla popolazione e le evidenze scientifiche.2. Il Ssn deve poter contare su risorse adeguate, per garantire il diritto “incomprimibile” alla salute, ridurre gli enormi divari rispetto ai principali paesi europei e colmare quelli al suo interno, ridare fiducia (e risposte) alla popolazione. Deve recuperare capacità di programmazione, indirizzo e controllo a tutti i livelli di governo e potenziare la produzione e l’erogazione diretta di servizi e percorsi di cura da parte delle strutture pubbliche, riducendo progressivamente il ricorso a erogatori privati.
3. Le risorse devono essere destinate agli ambiti prioritari di intervento, in primo luogo al personale del Ssn di tutti i livelli, alla prevenzione, alle cure primarie e alla domiciliarità, in particolare per le persone non autosufficienti e con disabilità. Le politiche del personale non possono continuare ad essere soggette a tetti di spesa anacronistici e causa di effetti perversi fin troppo noti. È necessario adeguare dotazioni e remunerazioni, migliorare le condizioni di lavoro, promuovere formazione e opportunità di crescita professionale e di carriera.
4. I fondi sanitari devono essere riorientati all’interesse generale, prevenendo la creazione di iniquità ed inefficienze, limitando le agevolazioni fiscali ai fondi realmente integrativi e preservando il loro carattere non lucrativo anche nella gestione delle quote versate.


5. È necessario lo sviluppo e una solida riorganizzazione delle Cure Primarie, articolata per Distretti sociosanitari, per un’assistenza di prossimità, contro l’epidemia di cronicità, che si prenda effettivamente cura delle persone in modo integrato e proattivo, con la partecipazione della popolazione attraverso le Case della Comunità e il governo del Distretto. L’attuazione della riforma dell’assistenza per le persone non autosufficienti non può essere ulteriormente rinviata: adeguare il finanziamento del Fondo per la non autosufficienza, garantire il governo pubblico di tutti gli interventi, dare effettiva priorità alla domiciliarità e superare i pesanti limiti della sperimentazione universale.
6. Il governo dell’assistenza farmaceutica richiede la regolare revisione di prezzi e farmaci a carico del Ssn, l’adozione di rigorosi criteri per la valutazione dei farmaci innovativi, la promozione dell’appropriatezza nella prescrizione e nel consumo. È necessario sostenere a livello europeo la creazione di una infrastruttura pubblica per la ricerca e la produzione di farmaci e vaccini.
7. One Health: la salute in tutte le politiche, per contrastare i determinanti sociali e commerciali della salute; potenziare la tutela della salute nei luoghi di vita e di lavoro; attivare azioni mirate ai rischi ambientali legati all'inquinamento e ai cambiamenti climatici.
8. La sentenza della Corte costituzionale n. 192 del novembre 2024 sull’autonomia differenziata ha avuto un “massiccio effetto demolitorio” nei confronti della legge Calderoli. Il modello deve essere necessariamente di tipo “cooperativo” (e non duale) e deve tener conto dei principi inderogabili di solidarietà, perequazione, unitarietà delle politiche, parità del diritto all’accesso. Non si possono trasferire interi blocchi di materie o ambiti di esse, ma solo singole funzioni e solo dopo un’approfondita istruttoria che evidenzi i benefici recati alla collettività̀ (e non alla singola regione). I Lep devono essere adeguatamente finanziati a garanzia dei diritti fondamentali in tutto il territorio nazionale. Le materia “No Lep” semplicemente non esistono.
9. La sanità deve essere esclusa dall’Autonomia Differenziata.
10. Dopo la sentenza 192/2024 è fondamentale il ruolo del Parlamento. Promuovere una proposta di legge per una corretta interpretazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

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