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Alzheimer, Sin: "Test del sangue svolta epocale per diagnosi tempestive e cure mirate"

Neurologia Redazione DottNet | 28/05/2025 11:26

Padovani (Sin): "La disponibilità di un test ematico rappresenta un progresso storico che pone le basi per una medicina più predittiva e accessibile"

La Società italiana di neurologia (Sin) accoglie con soddisfazione l'approvazione, da parte dell'Agenzia americana per gli alimenti e i medicinali (Fda), del primo test ematico per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Si tratta di una svolta destinata a rivoluzionare l'approccio diagnostico e terapeutico a questa malattia neurodegenerativa, commenta la Sin in una nota: per la prima volta sarà possibile individuare le alterazioni cerebrali tipiche dell'Alzheimer - come la presenza delle proteine beta-amiloide (Aβ42) e tau fosforilata (pTau217) - attraverso un semplice prelievo di sangue.

"La disponibilità di un test ematico rappresenta un progresso storico - afferma Alessandro Padovani (nella foto), presidente della Sin - che pone le basi per una medicina più predittiva e accessibile, proprio mentre in Italia cresce il numero di persone affette da demenza, oggi oltre 1 milione. E' un'opportunità che il nostro sistema sanitario deve cogliere con prontezza per garantire diagnosi tempestive, terapie mirate e assistenza più vicina al cittadino".

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Rispetto agli esami finora impiegati, come la Pet cerebrale o la puntura lombare - sottolineano i neurologi - il nuovo test risulta meno invasivo, più accessibile e più sostenibile anche in ambito di medicina generale. L'utilizzo dei biomarcatori ematici rappresenta un cambiamento radicale che consentirà innanzitutto una diagnosi più precoce e diffusa, anche nei centri non specialistici, rendendo possibile l'identificazione della malattia in fasi molto iniziali. In secondo luogo, questo test permetterà di selezionare in modo più mirato i pazienti che possono beneficiare delle nuove terapie anti-amiloide - come lecanemab-irmb e donanemab - che, secondo le evidenze disponibili, risultano più efficaci proprio nelle fasi iniziali dell'Alzheimer. Un ulteriore beneficio riguarda la maggiore precisione diagnostica che questi biomarcatori garantiscono, contribuendo a distinguere l'Alzheimer da altre forme di demenza, evitando errori e ritardi nella diagnosi. Infine, grazie alla sua natura semplice e ripetibile, il test potrà essere impiegato anche per monitorare nel tempo l'evoluzione della malattia e valutare l'efficacia delle terapie, migliorando il percorso di cura del paziente. Numerosi studi, sia internazionali che condotti in Italia, confermano l'efficacia dell'utilizzo dei biomarcatori ematici. In particolare, le ricerche Clarity-AD e Trailblazer-ALZ 2 hanno dimostrato che i nuovi farmaci risultano efficaci solo in presenza di specifici biomarcatori, sottolineando l'importanza di una diagnosi biologica precoce e personalizzata. Oltre a facilitare l'accesso alle cure, il test del sangue permette di risparmiare risorse, riservando indagini più complesse solo ai pazienti selezionati, contribuendo così alla sostenibilità del sistema sanitario nazionale.

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