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Sale la spesa per farmaci anti-tumore, 4,7 miliardi in Italia

Oncologia Redazione DottNet | 30/05/2025 15:23

In un anno più 9,6%. Oncologi: "va governata". Morti in calo del 15%

I pazienti oncologici, in una grande percentuale di casi e soprattutto per alcune neoplasie, vivono sempre più a lungo, con una malattia che spesso è cronicizzata, e questo grazie alla ricerca e alle cure innovative. Ma il costo crescente di farmaci e trattamenti rischia di mandare in tilt il sistema: in Italia, nel 2023, la spesa pubblica per i farmaci anti-cancro ha superato 4,7 miliardi di euro (4.773,9 milioni di euro), in aumento del 9,6% rispetto al 2022. "Siamo di fronte a una vera e propria ondata di innovazione, che rappresenta una notizia positiva per i pazienti, ma la spesa deve essere 'governata', dando la priorità ai farmaci davvero innovativi, in grado non solo di migliorare la sopravvivenza, ma anche la qualità di vita", è il messaggio lanciato da Francesco Perrone, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), nella conferenza stampa della società scientifica al Congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), che si è aperto a Chicago. Il continuo incremento del costo delle terapie pone infatti problemi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, che deve garantire l'accesso all'innovazione in tempi brevi.  Lo riporta l'Ansa.

Dall'altro lato, proprio la ricerca ed i nuovi trattamenti rendono possibile il progressivo calo della mortalità per tumore. In dieci anni (2011-2021), nel nostro Paese, i decessi per cancro sono diminuiti del 15%.

Nell'UE, fra il 2020 e il 2025, è stata stimata una diminuzione dei tassi di mortalità del 3,5% negli uomini e dell'1,2% nelle donne e dal 1989 al 2025, in Europa, sono state 6,8 milioni le vite salvate. Anche negli Stati Uniti il tasso di mortalità per tumori è calato dal 2001 al 2022 (fra l'1,3% e il 2,1% annuo), anche durante i primi 2 anni della pandemia di Covid-19. Il 2024, rileva Perrone, "è stato un anno record per il numero di nuove terapie in arrivo: l'Agenzia regolatoria europea Ema ha espresso parere favorevole per 113 nuovi farmaci e la quota maggiore, il 25%, ha riguardato gli antineoplastici. E sono 112 i nuovi farmaci attesi entro la fine del 2025, al momento al vaglio di Ema: il 31,6% sono antitumorali". In Italia vivono 3,7 milioni di cittadini dopo la diagnosi di tumore, nel 2010 erano 2,6 milioni. I pazienti oncologici che convivono con la malattia in forma cronica rappresentano una grande sfida per il Ssn, perché presentano bisogni di cura e di presa in carico prolungati nel tempo ed anche il fabbisogno di esami strumentali è aumentato in considerazione del miglioramento dell'aspettativa di vita e dell'efficacia delle terapie, che spesso consentono una cronicizzazione del tumore in fase avanzata. Per questo, "il rispetto dell'appropriatezza prescrittiva - avverte Perrone - deve procedere di pari passo con il potenziamento delle risorse da destinare all'oncologia".

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Un'altra criticità, evidenzia l'Aiom, è rappresentata dai ricoveri ospedalieri. "Dal 3 al 10% delle persone che afferiscono ai Pronto Soccorso ha una storia di tumore - spiega Massimo Di Maio (nella foto), presidente eletto Aiom - e più del 50% dei pazienti oncologici che accedono alle strutture di emergenza necessita di un successivo ricovero. Il problema gestionale più significativo, in questa fase, è la disponibilità di posti letto. Nella quasi totalità dei Paesi si è verificata una progressiva riduzione del loro numero: nel periodo 2012-2022, in Europa, è diminuito di circa il 10%, in Italia di circa il 35%. E i posti letto di Oncologia sono solo il 2,3% del totale". Ma è "necessario lavorare anche su un altro fronte, ovvero ridurre il carico della malattia investendo in prevenzione - afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom -. Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore. Il 40%, circa 156mila casi, può essere evitato seguendo stili di vita sani e aderendo ai programmi di screening. La prevenzione non solo garantisce migliori risultati di salute, ma determina anche vantaggi economici: studi dimostrano che ogni euro speso in prevenzione genera un ritorno di 14 euro per l'economia. Tuttavia, solo una piccola percentuale dei bilanci sanitari è investita in questo settore". La spesa pubblica italiana per prevenzione infatti, conclude Cinieri, "evidenzia criticità in termini di quantità e distribuzione delle risorse rispetto agli altri Paesi Ue".

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