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È il dolore una delle componenti più invalidanti del cancro

Anestesia e Rianimazione Redazione DottNet | 05/06/2025 18:44

Ne soffre 1 paziente oncologico su 2 ma è sotto-trattato

Aumentare la conoscenza della terapia del dolore, sgombrando il campo da pregiudizi e disinformazione sui farmaci oppioidi, sensibilizzare sull’importanza e sulla sicurezza di questo strumento per i pazienti oncologici e garantire un accesso ampio e appropriato alle cure che, grazie all’innovazione tecnologica, sono sempre più ‘a misura di paziente’: sono le priorità evidenziate da alcuni tra i massimi esperti italiani nel campo della terapia del dolore, intervenuti al simposio "Terapia del dolore: novità e sicurezza", organizzato da Istituto Gentili nell’ambito del XXIV Congresso dell'Area culturale "Dolore e cure palliative" della SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva), in corso a Bari.

 

Circa il 50% dei pazienti affetti da cancro soffre di dolore cronico, che può presentarsi in ogni fase della malattia, e anche oltre la guarigione, a cui si aggiungono picchi di dolore intensissimo, che prendono il nome di breakthrough cancer pain (BTcP), che insorgono in modo rapido e inaspettato, anche 3-4 volte al giorno, con un forte impatto sul piano fisico e psico-emotivo. Per i pazienti oncologici, il trattamento appropriato del dolore è un aspetto essenziale per migliorare la qualità di vita e garantire l’efficacia del percorso di cura.  

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"Il dolore nei pazienti oncologici può derivare sia dalla malattia stessa, sia dai trattamenti ricevuti. Le conseguenze sono significative: influenza la qualità della vita e gli aspetti sociali e relazionali del paziente. Inoltre, il dolore cronico è spesso associato a disturbi psicologici come depressione, ansia e stress, e può compromettere l’aderenza alle terapie. Per questo, la terapia del dolore ha un ruolo fondamentale nel percorso del paziente oncologico, non solo nelle fasi terminali, ma anche durante e dopo la malattia", spiega Silvia Natoli, Responsabile dell’Area culturale ‘Dolore e cure palliative’ della SIAARTI e co-responsabile scientifica del Congresso. "Gli oppioidi rappresentano attualmente i farmaci di prima linea per il trattamento del dolore cronico oncologico. Tra questi, il Fentanyl, per la sua azione rapida e potente, si rivela particolarmente utile anche nel trattamento degli episodi di dolore severo che incidono negativamente sulla qualità di vita del paziente, compromettendone le attività quotidiane. Se usato secondo prescrizione medica, il Fentanyl è sicuro: l’uso appropriato e controllato degli oppioidi non deve destare preoccupazioni nei pazienti, a patto che venga gestito da professionisti esperti e in un contesto di cure personalizzate". 

I farmaci oppioidi sono molecole in grado di produrre analgesia nel momento in cui il nostro organismo non è più in grado di proteggerci dal dolore, e il loro utilizzo costituisce una strategia terapeutica fondamentale per il trattamento del dolore secondo le linee guida delle principali società scientifiche nazionali e internazionali. Il Fentanyl, in particolare, è uno degli oppioidi più utilizzati al mondo per gestire il dolore in forma grave ed è sicuro nei pazienti che presentano insufficienza d’organo, per esempio nelle persone affette da danno renale, perché agisce rapidamente e ha un’emivita breve, pertanto non si accumula in circolo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha da tempo inserito nella lista dei farmaci essenziali per il trattamento del dolore nei pazienti affetti da cancro. Proprio per la sua efficacia e la sicurezza in ambito medico, al Fentanyl vengono destinati impegni in termini di innovazione per favorire la migliore appropriatezza terapeutica in base alle esigenze individuali di ciascun paziente. 

"In molti casi il dolore è la componente invalidante del tumore e i pazienti che non riescono a controllarlo spesso abbandonano la terapia, con la conseguenza di non riuscire a gestire i trattamenti oncologici come la chemioterapia o la radioterapia. Ecco perché curare il dolore, migliorando l’aderenza alle terapie antitumorali, può far vivere non solo meglio ma anche più a lungo i pazienti", dichiara Vittorio Guardamagna, Direttore Cure Palliative e Terapia del dolore, Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano. "In particolare, gli attacchi improvvisi di dolore (BTcP) necessitano di essere trattati con un farmaco analgesico rapido e potente come il Fentanyl che il paziente può somministrare velocemente per via transmucosale, vale a dire tramite spray nasale e pastiglie sublinguali, riuscendo così a risolvere le crisi di dolore e a stare meglio. Si tratta davvero di un’arma indispensabile nelle mani del medico per una gestione efficace del dolore in ambito oncologico". 

"Grazie agli avanzamenti della ricerca tecnologica – continua Guardamagna, potremmo a breve disporre di soluzioni terapeutiche a base di Fentanyl dalla sicurezza rafforzata, cioè dotate di dispositivi di somministrazione all’avanguardia che permettono di ridurre al minimo il rischio di sovradosaggio accidentale, di uso improprio e di abuso del farmaco. Una buona notizia per i pazienti e per la classe medica, nell’ottica di assicurare, accanto al beneficio terapeutico, un uso corretto del medicinale. L’innovazione in questo campo potrà svolgere un ruolo importante anche per sensibilizzare i pazienti e l’opinione pubblica sull’importanza e sulla sicurezza dei farmaci oppioidi per il trattamento del dolore nelle persone che vivono l’esperienza del cancro".

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