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Nel genoma di una 117enne le chiavi della longevità

Geriatria Redazione DottNet | 25/09/2025 16:15

Convivono segnali di invecchiamento e quelli per una buona salute

Si nascondono nel genoma della persona più longeva mai registrata, la catalana Maria Branyas che ha ampiamente superato i 117 anni, le chiavi che custodiscono il segreto della longevità, A portarle alla luce in maniera completa è ora lo studio dell'Istituto di ricerca spagnolo Josep Carreras pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine. Grazie a campioni ottenuti tramite tecniche minimamente invasive, ha tracciato la mappa genomica della supercentenaria, ma anche quella relativa ad altri aspetti come le proteine presenti nell'organismo e il microbiota intestinale.

  Ne emerge un'informazione fondamentale: gli individui estremamente longevi non ritardano il processo di invecchiamento, ma in loro le caratteristiche legate all'età estremamente avanzata convivono con quelle che favoriscono una buona salute. II ricercatori coordinati da Manel Esteller hanno infatti rilevato segni inequivocabili di invecchiamento, come le estremità molto accorciate dei cromosomi e cellule immunitarie senescenti.

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Allo stesso tempo sono state rilevate caratteristiche genetiche protettive per il cervello e per il cuorelivelli molto bassi di infiammazione, un microbiota intestinale dominato dai bifidobatteri, che svolgono un ruolo importante per la salute dell'intestino e dell'organismo in generale, e un'età biologica inferiore a quella cronologica. L'assenza di patologie gravi rende questo il primo studio in cui l'invecchiamento può essere chiaramente distinto da eventuali malattie. Non è ancora possibile collegare le varie caratteristiche biologiche a specifiche abitudini adottate dalla super-centenaria, ma gli autori dello studio evidenziano il ruolo di fattori come una dieta sana, una rete sociale stimolante e diversificata e l'assenza di abitudini dannose come il fumo.

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