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Enterogermina®: i risultati di uno studio in vitro per il trattamento della disbiosi causata da PPI

Medicina Generale Redazione DottNet | 27/11/2025 15:44

Il microbiota intestinale gioca un ruolo chiave nella salute dell’organismo, ma può essere facilmente alterato da trattamenti farmacologici come gli inibitori di pompa protonica (PPI). In questo contesto, l’impiego di probiotici rappresenta una strategia sempre più rilevante per preservarne l’equilibrio. Recenti evidenze suggeriscono che Enterogermina®, a base di quattro ceppi di Bacillus clausii (O/C, N/R, T, SIN), può essere un supporto nel contrastare gli effetti negativi indotti dai PPI sul microbiota.

Il microbiota intestinale è una complessa comunità di microrganismi che vive nel nostro intestino e gioca un ruolo essenziale nel mantenimento della salute generale [1,2]. Oggi viene considerato un vero e proprio “organo”, indispensabile per la digestione, la sintesi di vitamine e la protezione dell’organismo [1,2]. Con il termine disbiosi si fa riferimento ad un'alterazione della composizione e/o della funzionalità del microbiota, associata a molteplici fattori tra cui condizioni patologiche dell’ospite e l’utilizzo di farmaci [1,3,4]. In questa condizione, i microrganismi potenzialmente patogeni possono prevalere su quelli benefici, modificando l'equilibrio dell'ambiente intestinale [1,4]. Negli ultimi anni, è cresciuto l'interesse verso strategie mirate a ristabilire uno stato di eubiosi - ovvero un microbiota sano ed equilibrato - attraverso l'impiego di probiotici, prebiotici e simbiotici [3,4]. I probiotici sono microrganismi vivi, non patogeni, che colonizzano temporaneamente l’intestino, contribuendo al benessere dell’organismo [4]. Il loro impiego contro le disbiosi indotte da farmaci rappresenta una strategia consolidata nella pratica clinica, estesa oggi ben oltre la classica associazione con gli antibiotici [3,4].
Gli inibitori di pompa protonica (PPI) rappresentano la terapia più frequentemente impiegata per la pirosi e gli altri sintomi associati alla malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) [1,5]. Tuttavia, il loro utilizzo è da tempo al centro di un dibattito a causa dei potenziali effetti collaterali sul microbiota intestinale [5,6]. Recenti evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato come questi farmaci, se utilizzati per un uso cronico, possano alterare profondamente la composizione del microbiota, favorendo condizioni di disbiosi e aumentando la presenza di batteri potenzialmente patogeni come Streptococcus bovis o Enterobacteriaceae [5,6]. Per contrastare questi effetti, la ricerca si sta concentrando su strategie di supporto volte a preservare l’equilibrio del microbiota intestinale, come l’impiego di probiotici selezionati [4]. Bacillus clausii, presente naturalmente nell’intestino sano, è in grado di colonizzare la mucosa intestinale e sopravvivere anche in presenza di antibiotici, grazie alla sua naturale resistenza mediata da specifici geni. Proprio questa caratteristica rende il Bacillus clausii un’opzione particolarmente utile durante o dopo trattamenti antibiotici [4].
I benefici terapeutici del Bacillus clausii sono stati documentati già negli anni '60, in particolare nel trattamento della diarrea conseguente un’alterazione del microbiota intestinale e dei disturbi intestinali indotti da antibiotici [3]. Le sue spore sono in grado di sopravvivere all’ambiente acido dello stomaco, di colonizzare la mucosa intestinale e svilupparsi in forme vegetative attive [3,4].
Un importante studio esplorativo in vitro ha analizzato l'effetto di Enterogermina®, probiotico a base di quattro ceppi di Bacillus clausii (O/C, N/R, SIN, T), utilizzando un avanzato modello sperimentale: il Triple-Mucosal-Simulator of the Human Intestinal Microbial Ecosystem® (Triple-M-SHIME) [5,6].

Questo modello in vitro ha consentito di simulare in modo estremamente realistico l’intero tratto gastrointestinale umano – inclusi il contenuto intestinale, il lume e la mucosa – con un’attenzione particolare alla componente microbica, grazie all’impiego di campioni fecali provenienti da un donatore [5,6].
Le variazioni dell’ecosistema microbico e le attività metaboliche sono state valutate in tre diversi bracci dello studio:

  1. somministrazione di PPI (gruppo di controllo);
  2. somministrazione di PPI in associazione con Enterogermina® 6 x 10⁹ UFC (denominato gruppo prevenzione);
  3. somministrazione di PPI e successivamente di Enterogermina® 6 x 10⁹ UFC (denominato gruppo cura) [5,6].

Sia nel gruppo 2, trattato con PPI in associazione a Enterogermina®, sia nel gruppo 3, trattato con PPI e successivamente con Enterogermina®, si è evidenziato un aumento della diversità microbica e un incremento della produzione di butirrato, acido grasso a corta catena noto per i suoi effetti benefici sulla salute intestinale [5,6]. Inoltre, il probiotico si è dimostrato efficace nel mitigare gli effetti degli inibitori di pompa protonica in particolare su alcune popolazioni microbiche come Coriobacteriaceae, Selenomonadaceae e Akkermansiaceae, contribuendo ulteriormente al miglioramento della diversità del microbiota. Ancora, l’aggiunta del probiotico ha ridotto i livelli di batteri fortemente associati a condizioni gravi, come Streptococcus bovis [5,6].
Il B. clausii ha dunque dimostrato, in questo studio in vitro, la capacità di mitigare la disbiosi indotta dai PPI [5,6]. Il probiotico, già noto per il suo uso come coadiuvante nel ridurre gli effetti collaterali della tripla terapia per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori, si conferma così un possibile alleato nella gestione degli effetti avversi gastrointestinali legati all’uso cronico di PPI [5,6,7].
Sebbene lo studio sia di natura esplorativa e basato su un modello in vitro, le evidenze raccolte aprono la strada a ulteriori ricerche per comprendere meglio i meccanismi di azione di Bacillus clausii e la sua efficacia in contesti clinici reali [5,6]. La sfida ora è confermare questi risultati attraverso studi clinici più ampi e controllati, per poter integrare con maggiore sicurezza i probiotici nei protocolli terapeutici legati all'uso di PPI [5,6].

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Bibliografia

  1. Burmeister MA, Smith TE, Fincher TK, Weldon AJ. Evidence for proton-pump inhibitor (PPI)-associated dysbiosis in metabolically unhealthy obesity. Front Endocrinol (Lausanne). 2023 Jun 15;14:1205490. doi: 10.3389/fendo.2023.1205490. PMID: 37396171; PMCID: PMC10308999.
  2. Evans JM, Morris LS, Marchesi JR. The gut microbiome: the role of a virtual organ in the endocrinology of the host. J Endocrinol. 2013 Aug 28;218(3):R37-47. doi: 10.1530/JOE-13-0131. PMID: 23833275.
  3. Kharwar A, Bazaz MR, Dandekar MP. Quantitative and qualitative characterization of commercially available oral suspension of probiotic products containing Bacillus Clausii spores. BMC Microbiol. 2022 Sep 17;22(1):217. doi: 10.1186/s12866-022-02631-w. PMID: 36114449; PMCID: PMC9482283
  4. Ghelardi E, Abreu Y Abreu AT, Marzet CB, Álvarez Calatayud G, Perez M 3rd, Moschione Castro AP. Current Progress and Future Perspectives on the Use of Bacillus clausii. Microorganisms. 2022 Jun 17;10(6):1246. doi: 10.3390/microorganisms10061246. PMID: 35744764; PMCID: PMC9230978.
  5. Duysburgh C, Verstrepen L, Broeck MVD, Righetto Z, Perez M 3rd. Investigation of Enterogermina's Protective and Restorative Mechanisms on the Gut Microbiota with PPI, Using SHIME Technology. Nutrients. 2023 Jan 27;15(3):653. doi: 10.3390/nu15030653. PMID: 36771360; PMCID: PMC9920632.
  6. Zefferino Righetto, Daniel Marquez e Marcos Perez III, MD. Meccanismi protettivi e di ripristino del Bacillus clausii nel disequilibrio intestinale indotto da IPP, mediante tecnologia SHIME. 08.10.2023. DOI: 10.52778/efsm.23.0038.
  7.  Nista, E C et al. “Bacillus clausii therapy to reduce side-effects of anti-Helicobacter pylori treatment: randomized, double-blind, placebo controlled trial.” Alimentary pharmacology & therapeutics vol. 20,10 (2004): 1181-8. doi:10.1111/j.1365-2036.2004.02274.
  8. Senesi S, Celandroni F, Tavanti A, Ghelardi E. Molecular characterization and identification of Bacillus clausii Strains marketed for use in oral bacteriotherapy. Appl Environ Microbiol. 2001 Feb;67(2):834-9. doi: 10.1128/AEM.67.2.834-839.2001. PMID: 11157251; PMCID: PMC92655.

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