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Italiani longevi ma in cattiva salute, non autonomi 3,8 milioni

Geriatria Redazione DottNet | 15/10/2025 14:19

Conversano (Happy Ageing) "mettere al centro la prevenzione"

Gli italiani vivono 83,4 anni, tuttavia la lunga aspettativa di vita non si accompagna alla preservazione di un buono stato di salute. La vita sana per gli uomini, infatti, finisce a 60 anni, mentre per le donne a 57. Non solo: 6,4 milioni di over-65 presentano difficoltà nella cura personale o nelle attività domestiche e 3,8 milioni hanno una riduzione dell'autonomia. È quanto emerge da un'analisi Istat presentata nel corso di "Investing for Healthy Ageing", evento promosso da MSD, che si è svolto a Roma. "L'Italia è tra i Paesi più longevi al mondo, ma questo primato nasconde una realtà preoccupante: gli ultimi anni di vita sono spesso vissuti in condizioni di cattiva salute", afferma Michele Conversano, presidente Happy Ageing.

"Non basta vivere a lungo, bisogna vivere bene. Per invertire il trend servono azioni concrete e una strategia di longevità sana che parta ben prima della vecchiaia. La prevenzione deve diventare centrale nelle politiche sanitarie, con investimenti mirati, continui e strutturati. In particolare, è urgente dare priorità alla vaccinazione dell'adulto e dell'anziano, ancora troppo trascurata nell'agenda politica".

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Lo confermano le basse coperture vaccinali nella popolazione adulta e anziana. A fronte di un obiettivo minimo del 75% per la vaccinazione antinfluenzale, per esempio, i dati aggiornati ad agosto 2025 mostrano una copertura ferma al 52,5% (nella popolazione anziana) e del 19,6% nella popolazione generale. Esemplare, poi, il caso del vaccino anti-pneumococcico, per cui non esistono informazioni sulle coperture vaccinali nella popolazione nazionale adulta, sebbene i dati raccolti da alcune Regioni mostrano che sia molto bassa. "Le patologie causate da pneumococco rappresentano una significativa minaccia per la salute pubblica, soprattutto nella popolazione adulta e anziana, dove il rischio di complicanze gravi è elevato", commenta Giancarlo Icardi, Professore Ordinario Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Genova. Nuovi vaccini garantiscono una protezione più ampia e specifica verso i ceppi emergenti nella popolazione anziana. "È essenziale garantire quanto prima l'accesso a queste soluzioni innovative", conclude Icardi.

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