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Paranoia da folla per il 40% delle persone, test su metrò virtuale

Ortopedia Redazione DottNet | 04/08/2008 14:55

Basta poco per sentirsi intrappolati nella folla, insidiati da presunti borseggiatori, spaventati da uno sguardo sentito come minaccioso o più lungo del necessario.

Piccoli segnali possono, infatti, mettere in allarme o gettare nel panico, a torto, circa il 40% della popolazione generale, a rischio di pensieri paranoici. A 'censire' i paranoici, rivelando che questo problema è più comune del previsto e spesso associato ad ansia e depressione, è stata una corsa in una metropolitana virtuale. L'esperimento, condotto da un team britannico e pubblicato sul British Journal of Psychiatry, è stato realizzato grazie a una simulazione al computer di un viaggio nella metro di Londra.
Al centro dello studio "pensieri angosciosi, spesso scatenati da eventi ambigui, sguardi, parole o risate colte in un attimo ma non ben interpretate. Solo che è difficile ricreare queste situazioni – spiega Daniel Freeman, ricercatore dell'Istituto di psichiatria del King's College di Londra, responsabile del gruppo di studio - La realtà virtuale ci ha permesso di farlo, e di osservare come persone differenti reagivano alla stessa situazione sociale.

Un sistema ideale, anzi unico per svelare chi è incline a interpretare male i comportamenti altrui". Indossando caschi e guanti per la realtà virtuale, 200 volontari rappresentativi della popolazione generale hanno fatto un viaggio virtuale in una carrozza della metro di Londra, durato 4 minuti. A bordo, personaggi creati al computer e neutrali (avatar) che respiravano, si guardavano intorno, si muovevano e a volte fissavano gli occhi dei partecipanti. Un avatar leggeva il giornale, un altro rispondeva con un sorriso a uno sguardo. In sottofondo i rumori della metropolitana.
Così il team di Freeman ha scoperto che le “cavie umane” interpretavano l'atteggiamento dei personaggi “artificiali” in modo molto differente.
Più spesso li trovavano indifferenti o amichevoli, ma almeno il 40% dei volontari è incappato in un pensiero paranoide. In particolare, i più ansiosi, preoccupati, timorosi, pessimisti o con una minor autostima sono risultati più inclini a pensieri cupi e ossessivi. La cosa più curiosa è che bastava uno sguardo, un sorriso o l'eccessiva vicinanza per scatenare l'allarme nei paranoici. "In passato si pensava che solo le persone con problemi di salute mentale sperimentassero pensieri paranoidi, ma ora sappiamo che semplicemente non è così. Circa un terzo della popolazione generale sperimenta “manie di persecuzione” o pensieri cupi - dice il ricercatore - e questo non dovrebbe stupire troppo. Alla radice di tutte le interazioni sociali è vitale il giudizio: mi fido o non mi fido. Ma si tratta di un giudizio vulnerabile all'errore". Siamo più inclini alla paranoia "se siamo tipi ansiosi, ci arrovelliamo o abbiamo avuto esperienze negative con gli altri in passato". Secondo Freeman, poi, i luoghi pubblici, e i mezzi di trasporto come bus e metro, sono più a rischio paranoia: la gente può facilmente sentirsi intrappolata e osservata. E gli attacchi terroristi a Londra nel luglio 2005 hanno moltiplicato l'ansia in chi deve usare la metropolitana. Ma, a sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che chi si serve regolarmente dell'Underground londinese era meno a rischio paranoia nel treno virtuale. A tutto si fa l'abitudine.
 

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