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Medici dirigenti, il governo è incoerente sulle pensioni: torna la rottamazione. Ma Sacconi frena e tranquillizza la categoria

Sindacato Silvio Campione | 23/07/2009 09:20

Il governo ''non ha un minimo di coerenza sul problema pensionistico''. Lo afferma Stefano Biasioli, presidente nazionale dell'Associazione sindacale dei medici dirigenti CIMO-ASMD. ''Il governo - rileva in una nota - ha allungato la vita lavorativa delle donne (1 anno ogni 2) e di tutti i lavoratori (3 mesi ogni 5), ma tre giorni dopo ha invece ripristinato la norma che rottama gli statali dopo 40 anni contributivi''. ''Per la terza volta in 12 mesi - denuncia Biasioli - ricompare la rottamazione dei medici con 58-60 anni. Manderanno così in pensione professionisti ancora giovani e valenti, per la formazione dei quali lo Stato ha però speso milioni di euro''. Duro il giudizio del presidente Cimo: ''Come al solito, perchè siamo in Italia, si salvano le lobby dei magistrati, professori universitari e dei primari. Per queste categorie non vale nè la genetica nè la regola pensionistica comune''. Biasioli annuncia dunque che ''i medici ed i dirigenti della pubblica amministrazione impugneranno il maxiemendamento in tutte le sedi istituzionali italiane ed europee'', con la richiesta della Cimo ''al Presidente Napolitano, a Schifani ed a Fini di non lasciar passare queste norme ingiuste, inique e incostituzionali''

Appello accolto dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi che ha ribadito la volontà di escludere i medici dalla rottamazione, anche perché questa categoria «può arrivare a 40 anni di contributi ancora nel vivo della capacità professionale. Se non sarà possibile col maxiemendamento, dopo l’approvazione del decreto il ministro interverrà con una robusta circolare. Animi rasserenati, dunque? Per il momento pare di sì. Le proteste dei giorni scorsi hanno prodotto senz’altro effetto e le dichiarazioni dei rappresentanti sindacali non lascavano adito a dubbi.
Un ''colpo di mano estivo da parte del governo''. Così il segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti ospedalieri Anaao-Assomed, il più rappresentativo con circa 20.000 iscritti, Carlo Lusenti, giudicava le modifiche al decreto anticrisi che il governo proporrà in materia pensionistica. Un ''colpo di mano'', avverte, che porterà ad effetti ''gravi'' soprattutto per il Servizio sanitario nazionale (Ssn). ''L'accelerazione sulla riforma delle pensioni da parte del governo - afferma Lusenti - sa di colpo di mano estivo: la questione legata alla possibilità nel Pubblico Impiego di pensionamento con 40 anni di contributi è, infatti, un'ipotesi che gira nelle aule parlamentari da un anno e non c'è ragione di urgenza per inserirla, come è stato fatto approvando un emendamento in commissione, nel decreto anticrisi che verrà convertito con la fiducia prima delle ferie estive''. La norma, incalza Lusenti, ''è sbagliata, ma quello che colpisce è l'urgenza per il provvedimento; ha tutto il sapore di un colpo di mano perpetrato per far passare una norma che - ricorda il leader sindacale - il Parlamento ha bocciato due mesi fa. Un atteggiamento che indica anche una forma di disprezzo verso la volontà dello stesso Parlamento''. E tale riforma, spiega Lusenti, ''avrà un effetto ancora più grave per i medici: infatti, la possibilità di mandare in pensione in modo coatto i medici 'rottamandoli' all'età di 58-59 anni vuol dire impoverire il Ssn, perchè si eliminano professionalità importanti di esperti nel pieno delle loro capacità''. Il risultato? Chirurghi esperti di 60 anni, avverte Lusenti, ''andranno a lavorare in strutture private.

A tutto danno degli ospedali pubblici''. Ed ancora: tale norma ''crea anche una inaccettabile subalternità della professione alla politica, poichè saranno le Direzioni generali degli ospedali a decidere sui pensionamenti, non trattandosi di un automatismo''. Così, prosegue, ''si crea di fatto un meccanismo di ricatto''. Infine, concludeva il segretario Anaao-Assomed, è ''davvero inammissibile che tale norma escluda comunque i primari, loro sì 'inamovibili' a vita''. La reintroduzione nel DL Anticrisi della ''rottamazione dei medici è una vergogna''. Lo affermava anche il segretario nazionale FP-CGIL Medici Massimo Cozza. ''La maggioranza, senza alcun pudore - commenta Cozza - ha approvato alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera il testo di un emendamento al DL Anticrisi, come preannunciato dal ministro Brunetta, con il quale si reintroduce la facoltà per le aziende di rottamare i dirigenti medici e veterinari con 40 anni di contributi, compresi anche i periodi riscattati. Lo stesso testo già bocciato qualche settimana fa dall'Aula della Camera, con una perfidia in più: la validità dei preavvisi di prepensionamento antecedenti alla cancellazione della precedente norma''. Dunque, spiega, ''un medico pubblico potrà essere prepensionato obbligatoriamente a 59 anni, in quanto spesso ha riscattato 10 anni tra laurea e specializzazione''. Il ministro Brunetta, sempre a 59 anni, aggiunge il leader sindacale, ''rimarrà tranquillamente al suo posto di professore universitario, categoria esclusa dalla rottamazione come i magistrati e i dirigenti medici di struttura complessa. I cittadini sapranno giudicare''. Nello stesso DL, rileva ancora Cozza, ''in modo paradossale, si obbligano invece le donne medico a lavorare fino a 65 anni e non c'è nessun riconoscimento di lavoro usurante per le guardie notturne''. ''Abbiamo già manifestato la nostra contrarietà a queste norme, unitariamente alle altre organizzazioni sindacali mediche e veterinarie con un sit-in sotto Palazzo Vidoni. Se il Governo e la sua maggioranza perseverassero senza cambiare - concludeva Cozza - ci aspetterà un autunno caldo negli ospedali e nella sanità pubblica''. Agitazioni scongiurate se il Governo, come Sacconi ha promesso, ritirerà il provvedimento che riguarda i medici.

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