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Pronto il termometro molecolare per misurare il livello di gravità nei pazienti cirrotici

Medicina Interna | 02/12/2009 20:06

Ricercatori dell'università Cattolica di Roma hanno creato un 'termometro molecolare' per misurare il livello di gravità dei pazienti con cirrosi epatica e per correre prontamente ai ripari evitando ulteriori peggioramenti.

 Il termometro, spiega la rivista American Journal of Gastroenterology, misura il livello di danneggiamento delle pareti intestinali che nei pazienti con cirrosi sono destinate a divenire sempre più permeabili lasciando sfuggire dai 'buchi' i batteri della flora intestinale che possono causare peritonite batterica e quindi ascite. La scoperta, di un gruppo di ricercatori dei Dipartimenti di Medicina interna e Medicina nucleare dell'Università Cattolica di Roma guidato da Antonio Gasbarrini, rappresenta un importante passo avanti per diminuire la mortalità dei pazienti in condizioni gravi.

Man mano che il paziente con cirrosi si aggrava, la permeabilità dell'intestino aumenta poichè nel fegato si formano strutture simili a cicatrici che rendono più difficoltoso il circolo sanguigno e quindi aumentano la pressione della vena che arriva dai capillari dall'intestino. Ed è proprio a livello dei capillari che, a causa dell'aumento della pressione, aumenta la permeabilità che provoca il passaggio nel sangue di parte della flora batterica intestinale, fenomeno chiamato traslocazione batterica.

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I ricercatori hanno ideato un metodo molto ingegnoso per misurare il livello di permeabilità intestinale: si somministrano per bocca compresse di una molecola chiamata EDTA che per le sue dimensioni non dovrebbe attraversare la parete intestinale, a meno che questa non sia danneggiata, e allora la molecola finirà nelle urine. ''Se la percentuale dell'EDTA nelle urine è superiore a una certa quantità soglia - spiega Gasbarrini - vuol dire che c'è un livello di permeabilità patologico''. Poichè questo causa fuoriuscita di batteri e quindi rischio di peritonite e ascite (pericolosissima complicazione della cirrosi), i ricercatori pensano che con una cura antibiotica si può fare la guerra preventiva a questi batteri, evitando che il paziente peggiori e vada incontro ad ascite.

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