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Diminuiscono i medici in Italia. Bianco: di questo passo dovremo importare professionisti

Professione Silvio Campione | 20/01/2010 12:50

Crolla il numero dei medici in Italia. In 5 anni, dal 2002 al 2007, l''esercito' dei camici bianchi si è quasi dimezzato: da 616 si è passati a 363 per centomila abitanti. Una 'sforbiciata' netta, figlia della volontà di ridurre la spesa sanitaria nazionale, che riporta il numero complessivo dei dottori italiani in linea con quello degli altri Paesi europei.

 E' quanto emerge da un'analisi condotta dal Centro elaborazione dati (Ced) della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), che ha preso in esame i dati di diverse fonti: Istat, Indagine sulle forze di lavoro, Eurostat, Public health. Secondo l'analisi elaborata dalla Fnomceo, i camici bianchi, generici e specializzati, che nel 2007 operano all'interno delle strutture sanitarie pubbliche e private, sono 363,5 ogni centomila abitanti. Tra i Paesi comunitari il primo posto spetta al Belgio, che ha 401,6 medici ogni centomila abitanti, seguito dall'Austria e dalla Lituania (con valori rispettivamente pari a 374,2 e 371,1). I valori più bassi si registrano in Polonia (219,1) e Romania (222,0). Le regioni del Nord, a eccezione dell'Emilia-Romagna e della Liguria, avevano già nel 2002 una dotazione inferiore a quella media nazionale e nel 2007 presentano valori anche minori di 300.

Il Centro, al contrario, parte da dotazioni molto elevate e a tutt'oggi presenta l'offerta maggiore, dovuta soprattutto al contributo del Lazio, con 511,1 medici per centomila abitanti. Numeri significativi si osservano anche in Umbria e Toscana. Infine il Mezzogiorno presenta un'offerta di camici bianchi che si aggira intorno alla media nazionale, ma con valori piuttosto diversi nelle singole regioni. La Basilicata mostra un andamento che si allinea con quello delle regioni settentrionali, con valori contenuti nel 2002 che si riducono sensibilmente nel 2007 attestandosi su 207,3 medici per centomila abitanti. La Sicilia, al contrario, dimostra una certa inerzia rispetto agli orientamenti che prevalgono a livello nazionale e nel 2007 dispone ancora di 425 medici ogni centomila abitanti.

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"Se continua questa curva tra ingressi e uscite dalla professione, tra 10-15 anni ci troveremo a fare i conti, anche in Italia, con la carenza di camici bianchi. E saremo costretti a fare come la Gran Bretagna, vale a dire cercare medici oltrefrontiera". Parola di Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), che commenta così l'analisi condotta dal Centro elaborazione dati (Ced). Un calo che, per il momento, riporta il numero complessivo dei dottori italiani in linea con quello degli altri Paesi europei. "A oggi il numero dei camici bianchi attivi, cioè quelli che esercitano la professione è sufficiente a coprire il fabbisogno. Escludendo dagli iscritti odontoiatri e pensionati si contano circa 250 mila medici. Il problema, se non si prendono misure adeguate, ci sarà a partire dal 2020-2025". Il motivo? "Troppi pensionati rispetto ai futuri laureati", spiega senza girarci intorno Bianco. "Il picco di questo fenomeno si registrerà a partire dal 2016 quando sarà marcato il gap tra chi andrà in pensione e chi entrerà nel mondo del lavoro".Qualche correttivo sembra già essere stato adottato. "Negli ultimi 2-3 anni - sottolinea il numero uno della Fnomceo - è stato aumentato il numero di accesso alla facoltà di Medicina". Ma non sembra bastare per risolvere il problema. "E' necessario un lavoro serio di programmazione, anche perché - conclude Bianco - non sappiamo quale sarà il modello futuro di sanità. E di quanti medici ci sarà davvero bisogno".
 

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