Un terzo degli informatori scientifici del farmaco (Isf) che operano in Italia, 10 mila su circa 32 mila, rischia il posto di lavoro (o lo ha già perso) a causa ''dell'uso strumentale delle cessioni di ramo d'azienda''. Lo afferma la rappresentanza sindacale del settore Cobas Slf, secondo cui con queste cessioni ''sono stati effettuati licenziamenti collettivi in violazione delle leggi vigenti''.
I sindacalisti hanno incontrato a Milano Bruno Casati, assessore al lavoro della Provincia, e dal confronto è emersa una posizione comune: quella che vuole convocare a un tavolo i lavoratori e le aziende coinvolte nella vicenda che ha visto Farmafin acquisire i 376 lavoratori della X-Pharma, con la stessa Provincia a fare ''da potenziale garante'', come sottolinea Casati. Nel dettaglio, secondo i sindacati le aziende farmaceutiche cedono il ramo d'azienda in cui lavorano gli Isf ad aziende ''che non hanno alcun interesse a svolgere il servizio di informazione sui farmaci e di farmacovigilanza - spiega Carmelo Carnovale, segretario nazionale Cobas-Slf - di cui tutti i titolari di autorizzazione all'immissione in commercio di un farmaco si dovrebbero fare carico''. E questo porta allo ''sfruttamento di risorse del Sistema sanitario nazionale - aggiunge Casati - con gravi rischi per la salute dei cittadini, operando nel contempo attività di precarizzazione del lavoro''.
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