Il mal di vivere rovina il cuore. Nelle persone sane e a basso rischio cardiovascolare, soffrire di depressione moltiplica la probabilità di attacchi cardiaci, fino ad aumentarla del 212% nei pazienti dai 30 ai 50 anni. A tendere un filo rosso tra mente e cuore è uno studio italiano presentato a Monaco di Baviera, durante il Congresso 2008 della Società europea di cardiologia (Esc). L'indagine, coordinata da Alejandro Macchia, del Consorzio Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro (Chieti), ha seguito per tre anni 105.588 over 30 senza problemi a cuore e arterie, di cui 1.129 (1,1%) trattati con farmaci antidepressivi.
Gli autori hanno quindi osservato che le persone depresse, rispetto ai non depressi, avevano una probabilità nettamente superiore di andare incontro a un problema cardiovascolare di gravità variabile, morte compresa. In particolare, nei pazienti depressi 30-50enni il rischio di cardiopatia si impennava appunto del 212%, nella fascia 50-60 anni cresceva del 50% e negli over 60 del 39%. Non sono emerse invece differenze statisticamente significative fra uomini e donne. Questi dati, spiegano Macchia e colleghi, fanno chiarezza su un legame rimasto finora incerto. Se la correlazione fra depressione e attacchi di cuore nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare era infatti ben nota, rimaneva dubbio l'effetto del disagio esistenziale nei sani.
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