Un parterre di 319 aziende biotech, di cui 187 (59%) 'pure' cioè totalmente concentrate sulle biotecnologie, e 197 (61%) 'red' ossia attive nell'area salute. Per un totale di oltre 50 mila addetti (5.800 impegnati in Ricerca e Sviluppo), un fatturato pari a 6,8 miliardi di euro e investimenti in R&S per 1,1 miliardi (più altri 200 milioni in ricerca commissionata a terzi). E' "solido, strutturato e molto efficiente" il comparto biotecnologico in Italia, secondo il Rapporto 2010 (su dati 2009) presentato oggi a Milano da Ernst & Young-Assobiotec. Un settore che sfida la crisi e dichiara ottimismo: oltre l'80% delle imprese censite prevede di mantenere o di aumentare il proprio fatturato.
Il Rapporto, realizzato in collaborazione con Farmindustria e Istituto nazionale per il commercio estero (Ice), grazie all'adozione della metodologia d'analisi targata Ernst & Young permette quest'anno un confronto omogeneo fra le biotecnologie italiane e quelle di altri Paesi. E se nel paragone con Danimarca, Francia, Uk e Svezia il pure-biotech 'tricolore' non brilla ancora per investimenti in R&S, fatturato e numero di addetti, "dal punto di vista del rapporto fatturato per addetto siamo molto più efficienti", afferma Antonio Irione di Ernst & Young.
Considerando il ritardo che il biotech italiano è costretto a scontare rispetto ai competitor, "essere partiti da zero ed essere arrivati in poco tempo a una piattaforma così importante è motivo di orgoglio e soddisfazione per tutti", osserva il presidente di Farmindustria Sergio Dompé. Non solo. "Le potenzialità delle biotecnologie italiane sono anche 10 volte più alte", assicura il presidente di Assobiotec Roberto Gradnik. Che sottolinea come il nuovoRapporto non rappresenti "una 'fotografia' statica", bensì "il quadro di un settore dinamico" che ha ancora tanto da dimostrare. Il biotech made in Italy si conferma giovane: la maggior parte delle imprese è nata tra fine anni '90 e inizio 2000, perlopiù come start-up (53%) e spin-off da università (24%). Con il 36% del totale aziende (114), la Lombardia resta la 'Silicon Valley' della Penisola, e con Piemonte (39 imprese), Toscana (28), Veneto (25) e Sardegna (23) ospita il 72% delle realtà censite.
Zoomando sulle aziende pure-biotech, queste risultano soprattutto di dimensioni 'micro' (41%, meno di 10 addetti) o piccole (27%, meno di 50 dipendenti).
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