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Snami: Tutti i medici sono obbligati alla certificazione on line. Ma poche regioni sono preparate all’informatizzazione

Sindacato Silvio Campione | 24/05/2010 17:02

Tutti i medici, dipendenti e convenzionati, sono tenuti a redigere il certificato di malattia on  line, secondo le nuove norme. E per tutti sono previste pesanti  sanzioni in caso di inadempimenti ripetuti. Lo ricorda il Sindacato  nazionale autonomo medici italiani (Snami) che sottolinea però come,  fino a oggi, il dibattito sembra essersi limitato ai medici di  famiglia. La legge è chiara ma, avverte lo Snami, va evitato che le  incombenze di altre aree della mediche ricadano sulla medicina  generale. E il sindacato invita le autorità sanitarie ad informare  meglio tutti i camici bianchi sui loro obblighi. "Stranamente a oggi - dice il segretario organizzativo nazionale Snami, Pasquale Orlando - di questo importante argomento se ne sono  occupate solo le associazioni di categoria dei medici convenzionati  della medicina generale e la Federazione nazionale degli Ordini dei  medici (Fnomceo) per le competenza etiche e deontologiche. Mentre le  altre associazioni come la pediatria di libera scelta, la  convenzionata specialistica e tutti i colleghi della dipendenza  sembrano poco o per nulla interessati. Eppure le norme legislative  sono chiare: ci sono anche loro".

"Non vorremmo - continua - che incombenze che competono a  colleghi di altre aree, ricadessero poi sulla medicina generale,  nonostante la legge sia chiara e che l'ultima circolare del 11 marzo  2010, della Presidenza del Consiglio dei ministri pubblicata sulla  Gazzetta Ufficiale il 15 maggio, inviti le amministrazioni pubbliche a informare i propri dipendenti". Per questo lo Snami chiede al  ministero della Salute, alle Regioni e Province Autonome, alle aziende sanitarie e agli Ordini professionali di riferimento di diffondere  un'informazione più puntuale.  Lo Snami, in sintesi, sollecita i 'datori  di lavoro' dei medici dipendenti, convenzionati specialisti e dei  distretti sanitari, di metterli al corrente del nuovo obbligo di  trasmettere, per via telematica, gli eventuali certificati di malattia agli enti preposti. E invita Regioni, asl e ospedali a dotare le  strutture sanitarie "di strumenti informatici con opportuni  collegamenti telematici".  I medici di famiglia, precisa Gianfranco Breccia vice segretario nazionale dello Snami, "per contratto, hanno gli studi medici chiusi  la notte, nei giorni prefestivi, il sabato, i festivi e le domeniche.  Inoltre non hanno nessun obbligo contrattuale ad essere reperibili  negli orari extra ambulatoriali, né sono tenuti per legge, a ricopiare diagnosi e prognosi indicate da altre strutture e/o medici dipendenti  o convenzionati con il Ssn. Un mancato adeguamento agli obblighi di  legge, da parte delle strutture menzionate, potrebbe avere negative  ripercussioni sull'assistenza, non mettendo in grado il lavoratore di  poter certificare un proprio diritto". Il treno dei certificati di  malattia telematici è partito, ma molti medici non sembrano ancora  pronti a salire in 'carrozza'. Non perché manchi loro lo strumento  principale, vale a dire il computer, presente ormai sulle scrivanie di circa il 95% dei camici bianchi, ma perché scollegati dalla rete.

A  oggi, infatti, a circa il 30-35% dei medici di famiglia italiani manca ancora la connessione Adsl a internet, strumento indispensabile per  poter accedere al nuovo sistema di invio online dei certificati medici per malattia. E' quanto emerge da un'analisi elaborata dalla Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale).   "Stiamo affrontando tutti gli ostacoli e i problemi, compreso  quello della mancata connessione, d'accordo e in sintonia con i  ministri Fazio e Brunetta. Entrambi - sottolinea il segretario  nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo - ci hanno assicurato massima  attenzione e disponibilità". Intanto, sabato scorso è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale  la circolare del ministro per la Pubblica amministrazione e  innovazione Renato Brunetta, che di fatto dà il via alla nuova  procedura. Anche se, è bene ricordarlo, per i tre 3 mesi successivi  alla pubblicazione del decreto è riconosciuta comunque la possibilità  per il medico di procedere al rilascio cartaceo dei certificati. Al  termine di questo periodo transitorio ci sarà un mese di collaudo,  dopodiché la trasmissione dei certificati dovrà essere effettuata  esclusivamente online, pena sanzioni. L'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica costituisce infatti illecito disciplinare. Insomma, è vero che il nuovo sistema è solo agli inizi, e che c'è tutto il tempo per superare i problemi, ma al momento, secondo le stime elaborate dalla Fimmg, solo i medici della  Lombardia e dell'Emilia Romagna sembrano 'informatizzati' e davvero  pronti a partire. Nelle altre regioni la percentuale dei camici  bianchi connessi in rete non supera infatti il 65-70%.
 Per risolvere questo e altri problemi legati ai cosiddetti  certificati online, tra 15-20 giorni i segretari regionali della  Federazione si riuniranno per fare un punto della situazione. "Noi -  spiega Milillo - vogliamo favorire lo sviluppo dell'informatizzazione. E' vero che esistono ancora dei problemi da risolvere e il timore di  non avere gli strumenti adeguati, ma questa paura - sottolinea - a  volte viene strumentalmente alimentata".   Per il numero uno della Fimmg, la percentuale dei medici  'scollegati' è abbastanza compatibile con la distribuzione in Italia  della banda larga. "Anche su questo punto - spiega il segretario  nazionale - stiamo lavorando per cercare di trovare altre soluzioni,  ad esempio il centralino telefonico. Comunque - conclude Milillo - il  vero banco di prova del sistema sarà il collaudo, a cui parteciperà  sia la Fnomceo (Federazione nazionale ordini dei medici) che i  sindacati di categoria".  Sindacati che, pur condividendo in linea di massima l'ammodernamento del sistema, hanno, chi più chi meno,  mostrato qualche perplessità. Per la Fp Cgil medici, ad esempio, "la  nuova circolare del ministro Brunetta da sola è insufficiente a far  partire realmente tutto il sistema".  Per il segretario e il coordinatore nazionale della Fp Cgil  medici di medicina generale, Massimo Cozza e Nicola Preiti, "è  necessario un coinvolgimento dei sindacati rappresentativi di tutti  medici interessati, insieme alle Regioni, per poter risolvere tutte le gravi criticità presenti, dalla imperante disinformazione alla  mancanza delle adeguate risorse, dai problemi tecnici di software alla mancanza di linea Adsl".  Secondo lo Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), il nuovo sistema di certificazione medica online, "così come viene  proposto", è addirittura "sgradito al 90% dei medici". Lo Snami, pur  sottolineando di non avere "preclusioni per le nuove tecnologie", si  dice contrario a "innovazioni tecnologiche 'improvvisate' che non  funzionano e che rallentano addirittura il lavoro dei camici bianchi". Ad auspicare un coinvolgimento delle  organizzazioni sindacali è anche il segretario generale dello Smi,  Salvo Calì, che nelle scorse settimane ha invitato il ministro  Brunetta "ad aprire un confronto senza compiacenze, affinché si possa  concorrere costruttivamente al processo di innovazione tecnologica  della sanità pubblica italiana". Secondo il Sumai (Sindacato unico medicina ambulatoriale  italiana e professionalità dell'area sanitaria), "sono le Istituzioni, attraverso le Regioni, che devono fornirci per tempo gli strumenti per lavorare su questa nuova procedura". Ma, sottolinea il segretario  generale Roberto Lala, "la certificazione online è sicuramente uno  strumento su cui crediamo".  Per Lala, "la questione è che se in alcune regioni come la  Lombardia, già tutte le organizzazioni sindacali sono state chiamate per martedì prossimo per discutere sulle linee guida del nuovo sistema, in altre, e ci riferiamo a quelle in deficit per esempio, si  è ancora lontani dall'obiettivo. In questo modo un gran numero di medici sia in rapporto convenzionale che di dipendenza rischiano di  trovarsi impreparati e in ritardo, con il rischio di vedersi applicati sanzioni per inadempienza, peraltro anche esagerate, senza nei fatti  esserne responsabili".

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