Altri 79 mila bambini nel mondo hanno potuto ricevere cure salvavita contro l'Hiv. E' il risultato raggiunto grazie agli sforzi della lotta mondiale all'Aids fra la fine del 2008, quando i bimbi in cura erano 276 mila, e la fine del 2009, con il numero aumentato a 355 mila piccoli pazienti in terapia. Il bilancio è dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che in occasione della Conferenza mondiale sull'Aids in corso a Vienna tira le somme e ammonisce: il risultato è buono ma bisogna fare di più. "Il fatto che sempre più bambini ottengano cure antiretrovirali - ha detto Hiroki Nakatani, Assistant Director General per l'Hiv, la tubercolosi, la malaria e le malattie tropicali neglette dell'Oms - è molto incoraggiante, ma abbiamo l'opportunità di fare di più per promuovere un'esistenza sana per neonati e bambini".
Ad esempio, un numero molto limitato di bimbi al di sotto di un anno d'età ha iniziato il trattamento contro l'Hiv in parte a causa dell'assenza di test diagnostici adeguati. Senza di essi, l'Oms stima che un terzo dei bebè sieropositivi è destinato a morire prima di compiere un anno d'età. E' necessario dunque uno sforzo ulteriore per migliorare la diagnosi dell'infezione e allo stesso tempo la terapia delle donne sieropositive in gravidanza, tema sul quale l'Oms ha emanato nuove raccomandazioni: per queste pazienti è necessario il trattamento antiretrovirale precoce. "Eliminare la trasmissione madre-figlio dell'Hiv è possibile - assicura Paul De Lay, direttore esecutivo programmi dell'Unaids - con un investimento relativamente limitato".
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