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Scoperta cellula “madre” del cancro alla prostata

Urologia Adelaide Terracciano | 03/08/2010 14:39

'Fotografata' per la prima volta una cellula 'madre' del tumore alla prostata, il mattoncino che dà origine alla malattia. La scoperta, pubblicata su 'Science', potrebbe portare alla messa a punto di nuovi strumenti per la prevenzione e la diagnostica, ma anche per la scoperta di nuovi trattamenti più mirati contro questo tumore killer. Il team del Jonsson Comprehensive Cancer Center dell'Ucla (Usa) ha dimostrato che le cellule basali presenti nel tessuto benigno della prostata possono trasformarsi in tumore della prostata umano, se impiantate - quando sono ancora sane - in topi con un sistema immunitario compromesso. Una scoperta che si scontra con quanto ritenuto fino ad ora, nota Owen Witte, dell'Ucla Broad Stem Cell Research Center. Finora, infatti, l'attenzione dei ricercatori si concentrava sulle cellule luminali, ritenute all'origine della neoplasia.

"Noi però - dice Witte - siamo stati in grado di iniziare il tutto con una cellula basale, e di indurre il tumore della prostata a crescere. Guardando avanti, questo ci offre l'opportunità di esaminare la sequenza di eventi genetici che danno origine al cancro della prostata e di definire la rete di segnali cellulari che possono alimentare la nascita del tumore, aiutandoci anche a scoprire nuovi obiettivi da bersagliare con la terapia". Lo studio è partito da tessuto sano, ottenuto attraverso biopsie della prostata. I ricercatori hanno separato le cellule sulla base dei marker espressi sulla superficie, dividendole in basali e luminali. Poi, usando un vettore virale come 'trasporto', gli scienziati hanno espresso alcuni geni alterati (noti per causare il cancro) nelle due popolazioni cellulari. Piazzando poi le cellule in alcuni topolini con il sistema immunitario indebolito, "per vedere quali avrebbero sviluppato il cancro", spiega Andrew Goldstein, primo autore della ricerca. Insomma, se l'idea che le cellule luminali fossero all'origine del cancro fosse stata vera, proprio da loro doveva partire la malattia.

"Ma lo studio ci dice che le cellule basali giocano un ruolo importante nel processo di sviluppo del cancro alla prostata. Quindi dovrebbero essere al centro di ulteriori ricerche, per la messa a punto di terapie mirate", scrivono i ricercatori. Il gruppo sta già pensando ad altri studi per scoprire il meccanismo che porta all'evoluzione maligna delle cellule basali. Anche il sistema usato nel loro lavoro, quello di creare una sorta di innesto topo-uomo in cui tessuto sano viene impiantato nell'animale, potrà essere impiegato utilmente in futuro per valutare l'efficacia di nuove molecole terapeutiche. Il fatto di non usare cellule già maligne, permetterà inoltre di seguire, passo passo, le tappe dell'evoluzione della neoplasia. "Se riusciamo a capire da dove arriva il tumore, potremo sviluppare strumenti predittivi e diagnostici migliori", sostengono i ricercatori. Ma anche terapie ancor più mirate.

Fonte: Science

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