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Sette medici su dieci attuano la medicina difensiva per evitare noie legali. Voi che cosa ne pensate?

Professione Silvio Campione | 07/09/2010 21:34

Ricoveri inutili, farmaci ed esami non necessari: un'abitudine sempre più frequente per quasi otto medici su dieci in Italia, soprattutto tra quelli a inizio carriera. Il motivo? La paura di finire in una causa legale e dover pagare il risarcimento del danno. Meglio quindi 'difendersi' con esami e interventi 'inutili'. Un fenomeno, quello della medicina difensiva, che sta facendo lievitare i costi per la sanità pubblica e le assicurazioni. Negli Stati Uniti il problema della malpractice in campo medico costa al sistema sanitario oltre 55 miliardi di dollari l'anno, mentre in Italia, secondo l'Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici), ogni anno sono circa 15 mila le controversie medico-legali pendenti nei tribunali, accompagnate da una crescita esponenziale dei premi assicurativi.

 Ma a delineare il quadro di quanto sia diffusa l'abitudine alla medicina difensiva è una ricerca condotta su 307 medici di diverse specialità, e contenuta in una ricerca del Centro studi 'Federico Stella' dell'Università Cattolica di Milano. I numeri parlano chiaro dice l'avvocato Francesco D'Alessandro tra gli autori del lavoro: il 77,9% dei medici ha dichiarato di aver assunto una condotta difensiva nell'ultimo mese di lavoro. A prediligere questo tipo di comportamento sono soprattutto i più giovani: nella fascia d'età tra i 32 e 42 anni è il 92,3%, contro il 67,4% di quelli tra i 63 e 72 anni. Un atteggiamento che si concretizza inserendo in cartella clinica annotazioni evitabili (82,8%), ricoverando pazienti gestibili in ambulatorio (69,8%), prescrivendo un maggior numero di esami diagnostici rispetto al necessario (61,3%), richiedendo consulti non necessari con altri specialisti (58,6%), prescrivendo farmaci non necessari (51%) ed escludendo pazienti a rischio da alcuni trattamenti (26,2%).

Il timore più frequente è di ripercussioni legali: l'80% dei medici teme di subire un contenzioso legale, il 60% di ricevere una richiesta di risarcimento danni, mentre il 43,5% è preoccupato dal rischio di una pubblicità negativa per via dei mass media (43,5%).

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Solo il 15% dei medici teme il rischio di sanzioni disciplinari, visto che "le aziende ospedaliere tendono a non applicarle". Ma non sempre un esame o un farmaco in più proteggono da una controversia legale. Il numero di denunce a medici e strutture sanitarie non ha smesso infatti di crescere in questi anni, toccando quota 30mila nel 2007. Ogni anno si stima siano circa 15 mila le controversie medico-legali pendenti nei tribunali italiani, e pari al 200% l'aumento delle denunce per malpractice registrato tra il 1994 e 2007, passate da 9.567 a 29.543 del 2007, indirizzate soprattutto ai singoli medici piuttosto che alle strutture sanitarie. Così come sono cresciuti i premi assicurativi pagati da Asl e medici, passati da 35 milioni del '94 ai 453 milioni del 2007. La medicina difensiva però è un problema comune anche a Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti, dove la malpractice in campo medico costa al sistema sanitario oltre 55 miliardi di dollari l'anno, quasi tutti spesi in medicina difensiva. Questi costi, che includono spese amministrative, risarcimenti e spese legali, ammontano a ben il 2,4% della spesa sanitaria annua Usa. Per il Gruppo Libertà professionale, clicchi qui.

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