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Con l’invio telematico dei certificati, è possibile monitorare l’attività di medici e pazienti e riferirla al fisco. Inchiesta di Dottnet

Professione Silvio Campione | 20/09/2010 21:19

La questione certificati online è ancora, come abbiamo visto, aperta. Mentre si discute sul caso collaudo, ovvero se e come proseguire la spedizione telematica senza incappare nelle sanzioni tanto care a Brunetta, pochi – o nessuno – è andato a curiosare nella Sogei, ovvero la società che per conto del ministero dell’Economia cura la piattaforma telematica. Lo abbiamo fatto noi di Dottnet per cercare, appunto, di capire che cosa si nasconde dietro tanta fretta e interesse ad abolire il cartaceo. Da una parte occorre riconoscere che effettivamente il risparmio c’è, soprattutto per quanto riguarda la stampa dei documenti chenon sarà più a carico dell’Ente pubblico bensì dei medici (che dovranno accollarsene gli oneri).

E poi sarà più facile controllare l’assenteismo dei dipendenti pubblici, un tarlo che non lascia dormire sonni tranquilli a Brunetta. Il quale, per raggiungere l’obiettivo, ha deciso di appoggiarsi a coloro che li rilasciano i certificati di malattia, i medici appunto verificando le attestazioni in tutti i passaggi. Per fare questo occorre una valida piattaforma telematica che la fornisce la Sogei che è la società di information and communication technology del ministero dell'Economia. La sua storia inizia a metà degli anni '70 quando, in occasione della riforma fiscale, le fu affidato il compito di realizzare  un’efficiente  anagrafe tributaria attraverso la quale il codice fiscale e i dati anagrafici del contribuente vengono incrociati con le informazioni che arrivano dalle banche, dai comuni, dalle camere di commercio, dagli ordini professionali, dall'Enel, dall'Inps, dall'Inail, dalla Telecom, dall'Aci, dalla motorizzazione civile e così via. All’epoca la Sogei apparteneva alla Telecom, azienda come ben si sa privata, che così divenne la depositaria dei segreti di milioni di contribuenti italiani. Nel frattempo la società è passata di mano: la Telecom l’ha venduta al ministero delle Finanze facendola diventare un colosso dell’informatica con i suoi 1750 dipendenti guidati da  Sandro Trevisanato (presidente) e Marco Bonamico (amministratore delegato) entrambi avvocati e entrambi con un passato come consulenti di vari ministeri.

Bonamico in particolare è stato responsabile di Asl romane ed è considerato un esperto in materia. Ed è alla Sogei che il fisco sta costruendo, anzi è quasi terminato,  un mega database che con un solo click dirà vita morte e miracoli di ogni contribuente in modo da fare emergere incongruenze tra tenore di vita e redditi denunciati. Attraverso la società romana  filtrano ogni anno, per esempio, 30 milioni di dichiarazioni dei redditi, quattro milioni di comunicazioni Iva, 90 milioni di pagamenti telematici e oltre sette milioni di atti del registro e, oltre a gestire i giochi, emette le tessere sanitarie e soprattutto supporta Equitalia nella riscossione delle cartelle.  In questo mare di dati entrano anche i certificati online e tutto che riguarda la sanità e i medici. Basti pensare all’intreccio tra tessere sanitarie, codici fiscali, dichiarazioni dei redditi e così via che fanno capo alla Sogei. Il ministero, quindi, non solo è in grado di monitorare le assenze per malattia dei dipendenti, ma verifica in tempo reale il quantum di visite che i medici firmano, i certificati che rilasciano esaminando contemporaneamente anche le posizioni fiscali di medici e pazienti facendo dialogare uffici finanziari e sanitari.

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Certo, è difficile che un medico di medicina generale possa evadere, essendo in pratica equiparato a un dipendente con compensi che non possono sfuggire all’anagrafe tributaria, ma in ogni caso attraverso i certificati inviati online è possibile tenere sotto controllo gran parte dei  suoi movimenti professionali dando magari un’occhiata a proprietà immobiliari, barche, auto per stabilire se c’è congruenza tra guadagni e spese. E poi torna in ballo la questione della privacy:  c’è da precisare che chiunque opera sugli archivi dell’anagrafe tributaria viene riconosciuto all’ingresso del sistema che traccia tutte le operazioni. Quindi se qualcuno profitta e va a curiosare in queste informazioni si può risalire all’operatore invadente, a esclusione dell’Urar, il servizio di riscossione del canone Rai che invece può liberamente attingere alle informazioni attivate dal fisco.  Ma la riservatezza potrebbe apparire compromessa se i documenti vengono inviati online, come è il caso dei certificati, delle ricette e in futuro delle cartelle cliniche, grazie a programmi ficcanaso che svelano quanti documenti sono partiti dal pc che si tiene sotto controllo e dove sono stati inviati. Peggio poi è la posta elettronica che diventa in pratica come una cartolina che può essere letta da chiunque. L’invito ai medici è, quindi, di munirsi di un buon antivirus e di fare attenzione quando si aprono documenti e mail sconosciute. C’è, tuttavia, un altro problema ancora irrisolto: ovvero il sistema d’invio certificati che si blocca di continuo come denunciano i medici iscritti a Dottnet. Allora è bene sapere che alla Sogei passano 21mila milioni d’istruzioni per secondo, girano 1900 server locali (“alcuni non recentissimi con il programma Java piuttosto vecchiotto così come alcuni modem”, ammette un dipendente), gli apparati di rete collegano tra loro 60mila postazioni delle agenzie fiscali; inoltre la rete Sogei s’interfaccia con 3200 server esterni e 2mila uffici locali della pubblica amministrazione con 8mila comuni collegati via web. E adesso si sono inseriti anche i certificati online. Per il Gruppo I nuovi certificati online clicchi qui.

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