La prima novità, per la verità neppure tanto sorprendente, del convegno Fimmg è la conferma di Giacomo Milillo alla guida della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di famiglia. Nel corso del Congresso nazionale della Federazione a Santa Margherita di Pula (Cagliari), Milillo, con oltre il 75% dei voti, è stato infatti rieletto segretario generale nazionale della Fimmg per il quadriennio 2010-2014. Presidente del sindacato è stato eletto Stefano Zingoni. I componenti del nuovo esecutivo del sindacato sono: Carmine Scavone (vicario), Mauro Ucci (con delega alla tesoreria), Saverio La Bruzzo (con delega all'organizzazione), Malek Mediati e Silvestro Scotti. "Esprimo piena soddisfazione - ha dichiarato Milillo - per il gradimento ricevuto dalla squadra che è evidente espressione dell'ampio consenso alla politica di cambiamento promossa nel precedente mandato e nei riguardi dei risultati ottenuti e degli obbiettivi che ci siamo posti".
Ma il convegno Fimmg ha rappresentato anche un’ampia vetrina di confronto per quanto riguarda la certificazione online, diventata pietra della discordia tra Fnomceo, sindacati e lo stesso ministro Brunetta. Che da Torino, dove ha chiuso un accordo con Cota per la digitalizzazione della sanità locale, non manca di far notare come “Con la sanità elettronica cresce l'efficienza e si tagliano gli sprechi. "E' in corso di implementazione il certificato medico on line - ha detto il ministro- ad oggi circa l'85% dei medici è dotato di pin e già il 50% dei certificati è on line e questo permette un risparmio significativo". Per spiegare i benefici derivanti dalla digitalizzazione del Sistema sanitario il ministro ha quindi proseguito: "I lavoratori tra pubblici e privati in italia sono circa 17 milioni. Se per ciascuno di essi si stima una media di due-tre eventi all'anno in cui si rende necessario l'utilizzo del certificato medico utilizzando la procedura on line si può stimare un risparmio di 100 milioni di certificati - ha detto il ministro - senza contare il risparmio economico per il cittadino che non deve più inviare, come è accaduto fino ad oggi due raccomandate e un diverso impiego dei 500 addetti dell'Inps che si occupano dell'archiviazione di questi documenti". Infine per quanto riguarda le prescrizioni mediche on line Brunetta ha ricordato che ogni anno si spendono 17 miliardi di euro in medicinali. "Con l'approccio on line, è possibile consentire una riduzione del 30% della spesa", ha concluso il ministro. Da Palazzo Vidoni giugno intanto gli aggiornamenti sulla trasmissione telematica. A livello nazionale, sul totale dei certificati acquisiti in modalità cartacea nello stesso periodo del 2009, la quota di certificati di malattia dei lavoratori privati trasmessi all'Inps in modalità digitale è passata dal 17% di agosto al 45% di settembre, e anche i dati di inizio ottobre testimoniano il consolidamento di questo trend (53% nell'intero Paese). Più in dettaglio, le stime effettuate sui flussi trasmessi nell'ultima settimana mostrano che il numero medio giornaliero di certificati online supera abbondantemente quello dei certificati inviati 'tradizionalmente' un anno fa in Lombardia e nel Lazio.
Sulla querelle in corso sul video di Brunetta scende in campo il vicepresidente di Federazione Veterinari e Medici (Fvm-Smi e Sivemp) Francesco Medici, che prende posizione sull'ultima polemica: "E' un film già visto, la solita "caccia alle streghe". "Il ministro Brunetta attacca i medici e li definisce: 'Una categoria assatanata di denari', con un occhio agli indici di popolarità tra i cittadini, creando una polemica artificiosa al fine di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dalla realtà: il sistema di invio online dei certificati di malattia non funziona correttamente come annunciato su tutti i mezzi di comunicazione. Concordiamo, quindi - continua Medici -, con la netta presa di posizione del presidente della Fnomceo Amedeo Bianco, ma cogliamo l'occasione ancora una volta per invitare le nostre rappresentanze ordinistiche a essere più tempestive, più incisive, e più inclusive con i sindacati di categoria, respingendo la tattica messa in atto dalla Politica nei mesi scorsi del 'divide et impera' che ha permesso allo stesso Brunetta di poter varare provvedimenti sbagliati o impropri". "Purtroppo il ministro - conclude Medici - non ha mai voluto ascoltare le osservazioni esposte per lunghi mesi da Fvm (e dallo Smi): le molte difficoltà organizzative e tecnologiche e le conseguenti ricadute dei costi sui bilanci delle Regioni.
E sull’informatizzazione arriva in soccorso un sondaggio della Fimmg che evidenzia come oltre la metà abbia competenze informatiche avanzate mentre solo un quarto della categoria ne è relativamente sprovvista. Il 97,5 per cento ha un programma gestionale. Il 92 per cento dei medici ha un collegamento internet in studio, l'83 per cento lo ha a casa e il 4 per cento in una struttura sanitaria. E' quanto emerge dalla ricerca "Medici di medicina generale e information technology" del Centro Studi Fimmg e presentata al 65esimo Congresso Fimmg-Metis in corso a Santa Margherita di Pula. La ricerca, effettuata nel primo trimestre 2010, si basa su un campione di circa 2.500 medici di famiglia che hanno compilato un questionario online sul sito della Federazione. Si tratta di un campione probabilistico ponderato e statisticamente rappresentativo dell'universo di riferimento. Il 66 per cento dei medici usa il computer e internet per molte funzioni, solo il 5,3 per cento si limita a tre funzioni. I medici fanno ricorso al internet principalmente per approfondimenti, effettuare ricerche, documentarsi e lo fanno mediamente da più di 8 anni. Dal sondaggio risulta che i medici con più assistiti e che lavorano in studi complessi (con più figure professionali) ricorrono maggiormente all'informatica. Il 97,5 per cento dei medici ha un programma gestionale che nell'83 per cento dei casi ha acquistato con risorse proprie. Questo programma viene usato soprattutto per la registrazione dei dati personali dei pazienti (dal 91,3 per cento dei medici); per la registrazione dei loto dati clinici (dall'89,4 per cento dei medici); per la prescrizione di farmaci ed esami di laboratorio (dal 92,8 per cento) e per la prescrizione di esami strumentali (dal 92 per cento). L'aspetto più carente riguarda la possibilità di interfacciarsi con strutture e servizi del Sistema sanitario nazionale in quanto solo il 37 per cento dei medici dichiara che le Asl offrono loro l'opportunità di utilizzare questa funzione e solo il 33 per cento dei medici ritiene che, laddove questa possibilità esiste, l'utilizzo risulti efficiente. I programmi vengono usati principalmente durante la visita al paziente e per la maggior parte dei medici migliorano l'organizzazione e la qualità del lavoro. Per il 95,2 per cento cambiano in meglio l'organizzazione del lavoro e per il 73,5 per cento migliorano il rapporto con gli assistiti. Per il 95,4 per cento dei medici l'informatica è divenuta una necessità per lo svolgimento dell'attività clinica e per il 76,8 per cento è un'innovazione gradita ai pazienti. In una scala da 1 a 100 è 80, effettivamente molto elevato, il livello medio di utilizzo, da parte dei Mmg, delle funzioni messe a disposizione dai programmi gestionali Solo un quarto della categoria ha dichiarato che l'utilizzo dei programmi informatici fa aumentare il tempo della visita. Per i medici di famiglia italiani esistono però delle barriere alla diffusione dell'E-Health. Le barriere oggettive ricondotte ad un indice sintetico totale arrivano ad un punteggio, in una scala da zero a 100, pari a 40. I medici italiani, cioè, sono consapevoli che esiste ed esisterà un certo livello di difficoltà per la diffusione estensiva dell'IT, ma tale livello, seppur non trascurabile, non è grande. Per i medici le barriere soggettive, cioè quelle attinenti all'approccio individuale, possono essere più significative, ma per tutte indicano anche gli interventi utili al loro superamento: per l'83,7 per cento dei Mmg occorre organizzare corsi di formazione sull'It a cura del Ssn, per il 62,6 per cento dei dottori bisogna cambiare o migliorare le disposizioni in materia di privacy per proteggere la responsabilità professionale dei medici; per l'84,2 per cento si deve introdurre la standardizzazione dei programmi e la certificazione dei sistemi informatici rendendoli effettivamente aderenti alle esigenze dei medici di famiglia; per il 90,7 per cento servirebbe introdurre finanziamenti da parte del Ssn per l'acquisto dei programmi e per il 94,6 per cento si dovrebbe remunerare adeguatamente i medici che hanno adottato e utilizzano regolarmente il sistema informatico. Infine l'85 per cento chiede la possibilità per i medici di ricorrere in caso di necessità relative al funzionamento del sistema al supporto tecnico a carico delle Asl. "I medici di medicina generale del nostro Paese - afferma il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo, commentando i dati del sondaggio - usano il computer e si sono costruiti, per lo più da soli, una soddisfacente competenza nell'uso di personal computer e stampanti. Uno sforzo fatto con la speranza di affrancarsi in questo modo da compiti inutilmente ripetitivi, imposti loro da una burocrazia ottusa, ma anche per potersi avvalere di strumenti professionali utili all'erogazione di un'assistenza più qualificata, che ritengono meglio percepita dal paziente ".
Ma qual è il grado di soddisfazione dei pazienti nei confronti del medico di famiglia? La riposta arriva da un altro sondaggio, questa volta dall'Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione guidato da Renato Mannheimer). Il 65 per cento degli intervistati dichiara di aver scelto il proprio medico di famiglia da oltre 10 anni e il 96 per cento di essere soddisfatto del proprio medico. Un rapporto molto stabile che tende a consolidarsi negli anni considerando che in una precedente indagine del Centro studi della Fimmg con Swg del 2008 era il 54,3 per cento ad aver scelto il medico da più di 10 anni e l'88,6 per cento a esserne soddisfatto. Il 96 per cento del campione dice di passare dal proprio medico almeno una volta l'anno per farsi prescrivere o ritirare un certificato (nel 2008 era l'86,7 per cento) mentre il 39 per cento ci passa spesso. Otto pazienti su 10 si fanno visitare dal medico almeno una volta l'anno (erano 7 nell'indagine 2008) mentre due su 10 lo fanno spesso. Il 60 per cento dichiara inoltre di consultarsi telefonicamente con il medico almeno una volta l'anno (era il 48,9 per cento nel 2008) mentre il 15 per cento lo fa spesso (era il 5,7 per cento nel 2008). L'86 per cento degli intervistati assicura che il proprio medico usa il pc e tra questi, mentre il 56 per cento non sa specificare se disponga di un collegamento internet, il 30 per cento lo afferma con sicurezza. Il 6 per cento dei pazienti afferma che il dottore si avvale della rete per contattare altri medici specialisti mentre il 24 per cento per ricevere in anticipo risultati delle analisi o fissare appuntamenti. Otto medici su 10 consultano la cartella clinica direttamente sul computer mentre cinque su 10 la aggiornano durante la visita. Il 45 per cento la consulta e la aggiorna davanti al paziente mentre l'84 per cento stampa la ricetta dal pc. Molto positive le opinioni espresse dai pazienti riguardo l'informatizzazione della professione. Il 63 per cento è convinto che con l'aiuto del pc il medico lo segua con maggiore cura e il 76 per cento assicura che non manca il tempo per ascoltare e parlare dei propri problemi. Inoltre il 70 per cento dichiara che l'aumento delle attività informatizzate comporterà un'assistenza più completa e, confermando la saldezza della fiducia nei confronti del proprio medico di famiglia, si dichiara convinta che lo stesso, nonostante l'aumentato carico di lavoro informatico, non sottrarrà tempo al rapporto con il paziente. Per il gruppo i nuovi certificati medici, clicchi qui.
Per gli atti del convegno Fimmg, clicchi qui:
//www.dottnet.it/Minisito.aspx?MiniSiteId=MScongressoFimmgMetis
Cgil, Cisl e Uil: "Sono 200mila, è un comparto strategico"
"I medici, i dirigenti sanitari, gli infermieri le professioni sanitarie ex legge 43/2006, vogliono risposte, vogliono tornare ad essere il fulcro delle cure, vogliono continuare a curare, ma in sicurezza”
Testa: “Serve uno straordinario investimento nel territorio prima che della medicina di famiglia rimangano solo le ceneri.”
Leonida Iannantuoni Presidente di ASSIMEFAC; al paziente va dedicato più tempo
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